Stasera Fidel proprio non ha voglia di dormire: e' la prima volta che la
sigla di HEIMAT non lo stende all'istante, anzi sembra galvanizzarlo
piu' del solito. Bisogna che finisca la guerra per vederlo andare nel
mondo dei sogni, e comunque in una posizione supina con le zampe dritte
verso l'altro che finora non gli era stata usuale.
Tutti noi, invece, restiamo ben svegli -anche Chiara regge insolitamente
per almeno due terzi della puntata di stasera. Qualche guest star
prevista non si e' poi fatta vedere, e oltre al trio dei fedelissimi
(Antonio, Barbara e il sottoscritto -e Francesco, che avendo mancato un
paio di volte e' il D'Artagnan della situazione) ci sono Chiara e
Flavia.
Cena abbondante di pasta e birra, ampia scelta di dolci nostrani
(pasticcini di Chiara, tozzetti e vin santo miei, biscotti al burro di
Flavia). Si apre la cassetta numero IV -l'ultima multipla della serie,
visto che gli ultimi tre episodi occupano ciascuno una cassetta a se'
(il che e' perlomeno curioso visto che, anche se il prossimo dura ben
138 minuti, gli ultimi due starebbero agevolmente su una 180. Misteri
del marketing). E si riparte con le fotografie che raccontano nella viva
fissita' del loro bianco e nero i venticinque anni che sono passati
nelle ultime otto settimane.
La sequenza iniziale e' stavolta particolarmente nutrita e, come gia'
qualche episodio fa, ci rivela diverse cose che non abbiamo visto
succedere. Per prima cosa, pero' ci fa scoprire dopo tante puntate di
mistero (ma forse lo si era capito gia' e a noi era sfuggito il
dettaglio) che il narratore invisibile di queste sequenze e' il buon
Glasisch, un altro personaggio senza storia, con un labbro strano e
segnato a dito dagli altri come se fosse parzialmente minorato. E' bella
la ricchezza di questa storia, in cui ti accorgi dopo anni
dell'esistenza di qualcuno alla cui presenza eri abituato e che ti
sorprendi a ricordare da sempre anche se non ne hai ricordi troppo
specifici -cosi' come non ci ricordiamo del battito del nostro cuore o
del respiro.
Quanto alle novita' narrative, il marito di Pauline e' disperso in
Russia, e anche di Anton non si sa piu' niente; Ernst, suo fratello,
l'aviatore, e' stato abbattuto sopra la Francia; il vecchio Mathias, il
fabbro ormai quasi cieco marito di Katharina, e' morto anche lui in
coincidenza con l'arrivo degli americani (noi sappiamo gia' da qualche
puntata che e' morto anche l'attore -che appare da tempo nei titoli di
coda con una piccola croce accanto al nome). Un repulisti generale che
sembra spazzar via un bel po' di personaggi, quasi a creare una tela
pulita su cui cominciare ad affrescare il dopoguerra, la ricostruzione,
un ritorno alla vita dopo l'orrore ben rappresentato dal piccolo Hermann
che in un camion semidistrutto ma inondato di sole nel mezzo di un
rigoglioso campo di grano rinviene il dito mozzato di chissa' quale
vittima scomparsa.
La guerra e' quasi finita, ma prima di chiudere -proprio all'inizio
dell'episodio- si porta via altri due personaggi di cui impariamo il
nome appena in tempo per salutarli. Rudolph e' colui che l'amica di
Lucie -Martine- aveva accalappiato e sposato quasi di forza: lo
incontriamo all'inizio con qualche pallottola in corpo, stramazzato
contro il muro di una casa di citta' bombardata e in fiamme. Accanto a
lui Martine che cerca di tenerlo in vita parlando, facendo l'imitazione
di Hitler dietro a un apparecchio radiofonico, suonando per lui al
pianoforte una canzone di Ilse Werner fino a quando non puo' che
constatare che il suo uomo ormai non e' che un ammasso di materiale
senza vita. Scendendo distrutta giu' in strada verra' falciata senza
motivo da alcuni soldati di passaggio. Intorno, muri diroccati,
esplosioni, fiamme, desolazione.
A Schabbach queste cose non succedono. Succede pero' che dalle citta'
arrivano in molti, per cercare a qualsiasi prezzo qualcosa da mangiare
-c'e' chi ha fatto una fortuna accettando manciate di gioielli in cambio
di un paio di sacchi di patate. Tra i tanti, torna anche il caro
Pieritz, forse per mangiare ma forse davvero solo per rivedere Maria,
Katharina e tutte quelle persone che avevano voluto bene al collega
Otto. Peccato che Maria lo allontani, forse incapace di affrontare i
ricordi tristi che l'uomo porta con se': ma prima di allontanarsi
mormora qualcosa di qualche progetto in cui ripone qualche speranza.
Chissa' che, dopo tutto, non ci sia in lui ancora una storia che aspetta
di venir fuori.
L'arrivo piu' importante, pero', e' quello anticipato dal titolo
dell'episodio che ci annuncia un nuovo ritorno di Paul Simon. Ormai
divenuto un pingue e facoltoso yankee, Paul riesce finalmente a
rimettere piede nella sua heimat. Arriva con tanto di limousine e
autista nero, con i capelli ormai bianchi sotto un grande cappello a
tesa larga. Arriva senza l'imbarazzo dello scomparso, entra nella
bottega da fabbro di papa' Mathias e si mette a battere sull'incudine
cosi' come aveva fatto di ritorno dalla Prima Guerra Mondiale,
all'inizio del primo episodio ("Nostalgia di terre lontane (1919-28)").
Dato che stavolta il padre non puo' arrivare, e' Katharina che riconosce
il rumore e arriva di corsa, ritrovando il figliol prodigo che torna
ricco.
Non tutti sono contenti di questo ritorno. Non lo e' sicuramente
Wiegand, che non perdona agli americani di tenere prigioniero il suo
figliolo Wilfried. Ma anche Maria, comprensibilmente, e' piu' perplessa
che altro e osserva senza parlare quest'uomo che ricompare dal passato
come se niente fosse, cercando di capire come comportarsi, cosa provare.
Paul organizza una grande festa americana, con bandiere a stelle e
strisce e un'orchestra militare che suona Glenn Miller, e pronuncia un
discorso di ben ritrovato a tutto il paese -eppure e' impossibile non
notare che il locale e' lo stesso in cui Marie e Otto ballarono per la
prima volta, anche se lui portava al dito quell'orribile teschio con gli
occhi di rubino. Una notte, Paul cerca di rientrare nel letto di Marie
dicendo che ha freddo. Ma lei lo tiene lontano. Vent'anni non si possono
cancellare cosi', con una scusa qualsiasi. Tanto piu' se non si e' in
grado di spiegare i motivi della fuga da un matrimonio, da due figli, da
una moglie meravigliosa che da vent'anni si chiede che cosa ci fosse in
lei di cosi' sbagliato da mandare un uomo al di la' dall'oceano.
Lucie accoglie Paul con imbarazzanti dichiarazioni di ammirazione.
L'orgoglio di aver ospitato in casa -sia pur per quattro ore- i tre
gerarchi nazisti non e' affatto diminuito dal fatto che essi si trovino
in quel momento a Norimberga per rispondere delle azioni loro e di tutto
il paese. Cambia leggermente la sfumatura: ovviamente Lucie non sapeva
nulla di tutte quelle atrocita', e grazie tante alla Provvidenza per
averli fatti restare cosi' poco, perbacco. Fra tante irritanti risate
chiocce a cui nessuno si unisce, pero', una cosa interessante Lucie
riesce ad articolarla: la superiorita' degli americani non sta solo
nella maggior forza economica, ma soprattutto nella capacita' di
spostarsi in giro per il mondo, rimettendo radici dove necessario, senza
restare ancorati alla terra dove si e' nati o agli schemi appresi in
famiglia. Paul e' il solo che ha saputo gettarsi tutto alle spalle per
inventarsi un futuro di ricchezza la' dove era possibile realizzarlo.
Nonostante Lucie, l'unico con cui Paul l'americano riesce a recuperare
il rapporto di una volta e' suo fratello Eduard, il cui male ai polmoni
si e' improvvisamente aggravato di nuovo costringendolo quasi sempre in
casa ma non fiaccandone la mania per immortalare su pellicola frammenti
di vita familiare.
Intanto altri ritorni sono imminenti. Anton manda sue notizie: e' vivo e
sta tornando a piedi, e la puntata e' scandita di quando in quando da
surreali inquadrature in cui lo vediamo camminare da solo con sullo
sfondo una sorta di Partenone, una citta' turca o altri sfondi
emblematici del paese che sta attraversando in quel momento. Quando
arriva a Schabbach, e' chiaro che la guerra ha lasciato qualcosa nel suo
cuore e all'inizio ci si preoccupa (si preoccupa soprattutto sua moglie
Martha, che nel frattempo gli ha dato un figlio). Scopriremo poi che
durante il lungo ritorno Anton ha concepito un piano per applicare la
sua passione per la fotografia e ha in mente una fabbrica di lenti.
Visionario e sognatore? Uno sguardo alla copertina di uno dei prossimi
episodi ci spoilera che nel futuro della serie c'e' una grossa fabbrica
di lenti...
Anche Ernest se l'e' cavata, riuscendo a gettarsi col paracadute dal suo
aero che precipitava, e anche lui sembra stare tornando, anche se il suo
itinerario prevede molte deviazioni insolite. La sua ragazza arriva a
Schabbach per aspettarlo e si installa a casa Simon sotto lo sguardo
sempre piu' perplesso di Marie. Ernest pero' arriva ai confini del paese
con una bionda vistosa, e decide di non entrare, chissa' perche'. Meglio
andare altrove, dove non c'e' nessuno che si ricorda del suo volto, come
un Mattia Pascal che cerchi di mettere in atto il piano dopo aver dato
sue notizie. Mah. In un locale notturno, gli capitera' pero' di
incontrare e evitare suo zio Eduard in compagnia uno sconosciuto.
Uscendo velocemente prima che lo zio lo riconosca, Ernest si trova per
un istante faccia a faccia con il suo accompagnatore e lo guarda negli
occhi per un secondo per poi uscire senza rendersi conto di aver appena
incontrato, per la prima volta in vent'anni, suo padre. Un'agnizione
clamorosamente mancata, che Reitz -da grandissimo romanziere- ci
racconta senza rimarcarla, forse perdendo l'occasione di impressionare
lo spettatore disattento ma regalando un piacere doppio a chi non ha
perso l'avvenimento.
E' la fine di un'epoca, o meglio l'inizio di una nuova. Lo dice anche il
giornale che la vecchia Katherina legge, borbottando che di epoche nuove
lei ne ha gia' viste cominciare almeno sei e che, tanto, si ricomincera'
a fare debiti. Per lo meno, Ernest a parte, cio' che resta della
famiglia e' di nuovo riunito sotto lo stesso tetto. Dopo uno dei tanti
pranzi tutti insieme, Katherina avverte Marie che si sente un po' stanca
e che va a mettersi sul letto. E sono le sue ultime parole: il suo cuore
si ferma, tranquillo, come chi e' arrivato felicemente a destinazione.
E' Marie a trovarla, sdraiata come se dormisse, vuota di vita ma anche
di stanchezza. Difficile pensare a un modo migliore di andarsene, senza
farci caso, circondati da persone a cui si vuole bene e che ci vogliono
bene, senza un motivo apparente se non quello che tutto quello che si
muove prima o poi deve fermarsi.
Un'epoca e' davvero finita, allora. Ne comincia una nuova tutta da
inventare, e qualcuno dovra' inventarsela lontano da qui. Alla fine
dell'episodio, prima del funerale di sua madre per non perdere l'ultimo
aereo in sei settimane, Paul Simon riparte per la sua fabbrica di
Detroit. La capofamiglia adesso e' Marie. Rimasta ormai in prima linea,
nella trincea della vita.
103' (8-continua)
La risposta di Antonio
1/11 Nostalgia di terre lontane (1919-28) - 119'
2/11 Il centro del mondo (1929-33) - 89'
3/11 Natale come mai fino allora (1935) - 57'
4/11 Via delle alture del Reich (1938) - 58'
5/11 Scappato via e ritornato (1938-39) - 57'
6/11 Fronte interno (1943) - 57'
7/11 L'amore dei soldati (1944) - 58'
8/11 L'americano (1945-47) - 103'
9/11 Hermannchen (1955-56) - 138'
10/11 Gli anni ruggenti (1967-69) - 82'
11/11 La festa dei vivi e dei morti (1982) - 82'
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