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HEIMAT - Via delle alture del Reich (1938)

I Natali del 1935 e del 2001 sono passati e le loro foto cominciano gia' l'impercettibile processo di ingiallimento che le sospingera' gradualmente negli anfratti piu' riposti della nostra memoria. E alla Schabbach olgiatina la saga di Edgar Reitz continua a sgranare gli anni della storia tedesca e della famiglia Simon. Stasera siamo rimasti in tre -anche Francesco ha dovuto dare forfait per un trasferimento natalizio (promette che si rimettera' in pari da solo nei giorni che precedono la prossima puntata). Sulla tavola di Antonio e Barbara, alla birra si sono affiancati i wurstelini in barattolo e i cetriolini sottaceto, ma per salvaguardare la nostra identita' stavolta ci assicuriamo anche una ricca pizza margherita con bufala. Inevitabilmente ci chiediamo che fine abbia fatto il fuggiasco Paul Simon, che avevamo lasciato a Brooklyn in un negozio da barbiere. A fine serata uno sguardo al titolo del prossimo episodio ci spoilera che il suo ritorno in Germania e' ormai imminente.

Dopo la consueta galleria fotografica (stavolta le foto vengono affisse a un muro o a un tabellone verde con puntine da disegno: e si parla di Eduard in terza persona, quindi resta il mistero di chi sia il narratore) il quarto episodio di HEIMAT comincia in una sala cinematografica affollata di spettatori attenti e soprattutto spettatrici con gli occhi lucidi. Il film che scorre sullo schermo ha come interprete Zarah Leander: un nome che mi sono annotato per qualche approfondimento, una volta tornato a casa, ed ecco cosa ne e' venuto fuori. Attrice teatrale di origine svedese (ebbe un gran successo nell'operetta, in particolare con "La vedova allegra" di Lehar), Zarah Leander ebbe in Germania una breve carriera cinematografica limitata agli anni prima e durante la seconda Guerra Mondiale (poi torno' alla sua attivita' di cantante in teatri e locali notturni, divorzio' dall'attore svedese Leander, che aveva sposato a diciassette anni, sposo' e divorzio' dal giornalista Fred Forsell e si risposo' nel 1956 col compositore Arne H¸lphes) durante la quale fu diretta due volte nientemeno che da Detlef Sierck, il futuro Douglas Sirk. Visto che "Via delle alture del Reich (1938)" si svolge nel 1938, e che le immagini sullo schermo mostrano la Oleander cantare in un fascinoso costume latino (e con un'acconciatura fornita di riccioluti tirabaci che le protagoniste Pauline e Marie cercheranno scherzosamente di imitare) si direbbe che il film sia proprio uno dei due diretti da Sirk, verosimilmente "La Habanera (Habanera, 1937). Uscendo, fra l'altro, Pauline fa notare a Marie il manifesto di un film di uscita imminente con Viktor Staal, "La prigioniera di Sidney" (Zu neuen Ufern, 1937), anch'esso diretto da Sirk e interpretato dalla Leander. La quale, per finire in bellezza questa divagazione storiografica forse troppo lunga, proprio in quel 1938 nel quale e' ambientato questo episodio, avrebbe interpretato sotto la regia di Carl Froelich un film intitolato "Casa paterna" e il cui titolo originale e', meravigliosamente, "Heimat". Come si dice, in tedesco, "tout se tient"?

La scena fra Pauline e Marie di ritorno a casa dal cinema e' bellissima: fra le due attrici si crea una intimita' quasi sensuale, che Reitz rafforza con una illuminazione spettacolosa. In questo episodio, sara' un caso, capita piu' spesso di notare le raffinatezze della fotografia (in particolare piu' avanti, nelle scene finali, con Suzy, una sua ex dipendente e suo marito Eduard), che si concede anche qualche colpo ad effetto: mentre Pauline, dopo essersi acconciata i capelli in modo da imitare i tirabaci della Oleander, e' andata un attimo nella stanza accanto per indossare un abito e una pelliccia nuova da sfoggiare, Marie disegna a sua volta tre riccioli sulla propria immagine allo specchio e all'improvviso solo il suo volto nell'inquadratura acquista colore mentre il resto rimane in bianco e nero. Pochi minuti dopo vedremo spiccare nel bianco e nero il rosso sinistro dei rubini utilizzati come occhi per gli anelli a forma di teschio che il marito di Pauline ha appena acquistato per la gioielleria (costano circa 3 marchi l'uno, li rivenderanno a 9). Marie osserva con una sorta di repulsione i sinistri gioielli, studiati per il target dei lavoratori che stanno arrivando a Schabbach in massa per la costruzione di una modernissima autostrada -la strada delle alture del Reich, la Reichshohenstrasse che da' il titolo all'episodio.

La ripulsa di Marie verso la simbologia di morte che conferma il dilagare ormai inarrestabile dell'iconografia nazista e' solo l'inizio di una presa di posizione che si fa sempre piu' decisa: per nulla piegata dai dieci anni trascorsi dopo la scomparsa di suo marito Paul, la donna tiene testa con forza ai rimproveri sempre pi˜ aggressivi di Wilfrid (il figlio di Wigand, ricordate? quello entrato nelle SS, e che la settimana scorsa aveva comprato a Berlino un albero di Natale da portare nella boscosissima zona dell'Hunsr¸ck), che la accusa severamente di non educare i suoi figli secondo i dettami prescritti dal fuhrer. Invece di spingerli al culto della forma fisica, Marie lascia che Anton e Hans coltivino i loro interessi e compra loro modellini di aereo, trenini, meccano, consentendo ad Anton di specializzarsi nella fotografia. Nella vita, risponde a Wilfrid che e' fuori di se', bisogna divertirsi e i suoi figli devono poter avere tutto cio' che spetta loro, senza consumare dieci anni in un'attesa senza futuro.

Questa attesa, forse, sta per finire: con se', l'autostrada ha portato anche Otto, un ingegnere che ha affittato una stanza a casa di Marie e da cui la donna comincia a sentirsi attratta. Chiamato "Zio Otto" da Hans, che approfitta del suo aiuto per i suoi modellini, l'uomo nasconde in un cassetto una foto di donna che bacia prima di uscire. Scopriremo che e' una cugina, e che c'e' una storia molto spiacevole che forse non sapremo mai: ma anche lui non puo' non notare lo sguardo da laghetto di montagna di Marie, e spiarne ogni tanto, innocentemente, la semplice vitalita', attraverso le lenti del cannocchiale con cui fa i rilievi necessari ai lavori. Forse, complice anche una brutta frattura al braccio di Otto che offre a Marie l'occasione di occuparsi di lui (quanto erotismo sospeso in quella scena del pranzo notturno, con lei che lo imbocca soffiando sui bocconi bollenti di uova e pancetta, mentre la vecchia Catherina che li spia per un attimo dalla porta, sorridendo, felice che la donna che suo figlio ha abbandonato da tanti anni stia finalmente ricominciando a vivere) fra i due sta nascendo qualcosa. Pero' lui porta alla spalla la svastica e al dito l'anello con il teschio -pero', spiega, l'organizzazione di cui fa parte (Antonio, aiutami: quale era la lectio precisa?) si scrive "Todt", non "tot" (morte, credo).

Fra i regali fatti da Marie ai suoi figli c'e' anche un proiettore a passo ridotto con cui Anton organizza un piccolo cinema per bambini all'interno di una stalla, proiettando il "Cinegiornale numero 1". Siamo di nuovo al cinema, uno strumento importante per il Terzo Reich e alla cui potenza credeva, come ben sappiamo, anche il nostrano Mussolini.

Arriva a Schabbach anche un nuovo personaggio -bisognerebbe controllare ma potremmo averlo gia' visto nel secondo episodio: si tratta di una delle ragazze che lavoravano nel bordello di Suzy, che arriva da Berlino e si conquista all'istante una certa popolarita' fra gli operai dell'autostrada. Suzy, che ormai si e' rifatta una rispettabilita', e' sulle spine perche' l'amica pensa di rimettersi in attivita' per alzare qualche marco -e continua a chiamarla "signora direttrice". Ma nel frattempo ci sono notizie buone per lei e suo marito: l'ebreo che ha prestato loro i soldi per costruire la loro casa con 52 finestre e' sparito misteriosamente, e il decreto con cui Hitler ha cancellato ogni debito ha miracolosamente sanato quei buchi finanziari che un paio di episodi fa tanto preoccupavano la vecchia madre Catherina. Se Suzy sembra riflettere con una certa soddisfazione sulla novita', Eduard non e' tranquillo: il suo buonsenso contadino gli dice che un debito e' pur sempre un debito. Ma sarebbe bello, dice, che la felicita' e il benessere che godiamo in questi giorni rimanesse per sempre, congelato, senza cambiare. Dopo Marie e' il secondo personaggio dell'episodio ad esprimere ad alta voce una qualche preoccupazione: siccome questo e' chiaramente un sogno, qualcuno comincia a preoccuparsi di quando ci si dovra' svegliare.

(4-continua)

P.S. Antonio mi segnala un bel sito italiano su Heimat, con lista (spoilerosa) di tutti gli episodi di entrambe le serie, un saggetto, un'intervista a Reitz e alcune sue interessanti annotazioni, il tutto nella nostra lingua:

http://www.areacom.it/area/homepage/perotti/Heimat.htm

La risposta di Antonio

1/11 Nostalgia di terre lontane (1919-28) - 119'
2/11 Il centro del mondo (1929-33) - 89'
3/11 Natale come mai fino allora (1935) - 57'
4/11 Via delle alture del Reich (1938) - 58'
5/11 Scappato via e ritornato (1938-39) - 57'
6/11 Fronte interno (1943) - 57'
7/11 L'amore dei soldati (1944) - 58'
8/11 L'americano (1945-47) - 103'
9/11 Hermannchen (1955-56) - 138'
10/11 Gli anni ruggenti (1967-69) - 82'
11/11 La festa dei vivi e dei morti (1982) - 82'

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Tutti i testi © Alberto Farina