Berto Goldwyn Berto Ricarica la homepage

Cinema | Televisione| Fumetti | Tutto Berto| Berto Ganci| Scrivimi

La casa di Berto

SCRITTI VARI

Libri scritti

Interviste

Fumetti

Tesi di laurea

Recensioni

Canzoni

Rubriche

Tutto il resto

Libri tradotti

 
 

PROFONDO ROSSO - LA SCENA DEL PUPAZZO

(segue dal thread profondo rosso... capolavoro o imbroglio?)

(...) come molto giustamente dici all'inizio, "Un film è una cosa maledettamente complessa". Il pupazzo si porta dietro un bel po' di significati importanti, che provo ad elencare così al volo cercando di ricordare l'emozione della prima visione.

1 - E' un giocattolo/bambola, prima di tutto (e abbiamo detto dell'importanza dei riferimenti del film all'infanzia) e quindi si lega bene ai feticci e alle bambole impiccate.
2 - »' una figura di taglia praticamente umana: può quindi sembrare anche un bambino. Potrebbe essere anche la risposta a "chi è l'assassino?". Avrebbe senso: l'assassino ha la passione dei giocattoli perché è un bambino (fisicamente, o forse anche solo emotivamente, come si vedrà).
3 - Si muove in modo innaturale. Quelle braccia che si agitano convulsamente, ma anche il suo spostarsi in modo inverosimile, come se fosse montato su rotelle invece che su gambe. Emotivamente fa paura anche perché sembra un anormale, un epilettico, un nano - un mostro (e il suo volto, quando lo vediamo, rafforza questa sensazione: a quel punto lo riconosciamo come pupazzo: ma è un pupazzo pazzo, ghignante, deforme).
4 - Compare da un punto da cui non ce lo aspettiamo. L'attenzione è concentrata sulla porta a vetri aperta, ma lui viene fuori invece da un'altra porta inizialmente chiusa che sta accanto al luogo dove stiamo guardando.
5 - Quando viene colpito, la faccia gli si spacca. Qui stiamo già anticipando quello che sta per accadere a Mauri, cui verrà spaccata la faccia contro tutti gli spigoli a portata di mano. L'immagine di una faccia spaccata è potentemente simbolica, ovviamente.

(...)

[partiamo] dalla fine della telefonata di Mauri a Hemmings (che pure, rivedendola, è spettacolosa - col montaggio alternato fra il telefono che squilla a vuoto, il volto di Hemmings che sta in macchina e non può sentirlo, e Mauri che aspetta in linea - fino alla dissolvenza in nero che prelude alla sequenza che segue).

1
[Campo Medio] - Mauri alla scrivania, stanco e turbato da qualcosa. Carrello attorno alla scrivania. Non è una soggettiva, ma il fatto che non ci sia più montaggio (e l'indugio nella descrizione di attività irrilevanti del personaggio: stropicciarsi gli occhi, guardarsi intorno) immediatamente ci avverte che il tempo cinematografico coincide col tempo reale. Come in ogni thriller, questo ci mette in allarme. Mauri si alza e si allontana a sinistra in profondità mentre il movimento di macchina ci scopre il campo di quella che sarà l'apparizione del pupazzo. Diciamo che è quello che si chiama "Establishing shot": Argento ci presenta lo spazio cinematografico.

L'uscita di Mauri dalla stanza è accompagnata da uno zoom di aggiustamento che dal campo lungo ce lo riporta a un [Piano Americano]. Ma lo zoom continua anche dopo la sua uscita dalla porta. Perché questa attenzione a un dettaglio irrilevante come una porta vuota? E' il primo di diversi avvertimenti sinistri che Argento ci sta preparando.
(Ovviamente una porta aperta non può che far pensare che qualcuno potrebbe passarci attraverso)

2
Corridoio - ritroviamo Mauri nello stesso [P.A.] in cui si trovava quando è uscito dalla porta. Stavolta però la Macchina da Presa è in movimento. Non ci viene venduta come soggettiva, ma chiaramente NON è un carrello come quello descrittivo dell'inquadratura precedente - la MdP sta palesemente seguendo il personaggio, e quando questo entra in una stanzetta sul corridoio resta fuori ad aspettare che torni. E' chiaro che non è qui che succederà quel che deve succedere. Mauri esce dalla porta con una tazzina di tè, lo seguiamo di nuovo fino in fondo al corridoio. E, una seconda volta, Argento non stacca sulla sua uscita: il carrello si ferma addirittura prima che noi si possa vedere la porta fra la stanza iniziale e questo corridoio e l'obiettivo indugia su un angolo fra il muro e una finestra. Di nuovo, inconsciamente, uno si chiede "Perché la finestra?" E la finestra è, di nuovo, una soglia che aspetta di essere violata.

3, 4, 5
Tre inquadrature senza personaggi - quella roba per cui il film viene spesso definito come dotato di un'atmosfera fortemente metafisica. Rivediamo nell'ordine: la stanza dove Mauri è entrato nell'inq. 2 (con un movimento di macchina che rivela il vassoio da cui ha preso la tazzina: allarme!), il corridoio e quell'angolo fra muro e finestra (stiamo ripercorrendo il movimento della seconda parte dell'inquadratura precedente: allarme! Forse il pericolo è già in casa?), e una stanza da letto (questa incongrua: dovrei rivedere tutto il film ma non mi pare un ambiente che conosciamo - forse l'intenzione è allentare la tensione, spacciando le inqq. 3 e 4 come semplici piani descrittivi della casa deserta e in qualche modo mettendo la sordina al senso di allarme che pure è stato innescato).

6
[P.A.] Controcampo dell'inquadratura 1 (riconosciamo la scrivania, e Mauri è di spalle così come lo abbiamo visto quando è uscito dall'inq. 2). Lo stacco iniziale è sulla fine di un movimento del personaggio: Mauri fa un mezzo passo e si immobilizza, come se avesse udito qualcosa. Si volta all'improvviso verso la porta da cui è appena passato e
(STACCO)

7
noi vediamo il movimento da dietro un vetro smerigliato. Sappiamo che NON è la porta da cui Mauri è appena passato perché:
- La porta dietro a cui la MdP si trova in questo momento ha una decorazione geometrica che quella sul corridoio non aveva (potremmo anche ricordarci di averla notata, questa decorazione, alla fine dell'inq. 1 su una porta che stava a sinistra rispetto a quella del corridoio). E infatti:
- Mauri guarda verso sinistra e non verso di noi.
La connotazione soggettiva di questa inquadratura è particolarmente forte, perché la MdP ora si sta evidentemente NASCONDENDO dal personaggio che sta osservando.

8
Primo Piano di Mauri che si guarda attorno preoccupato e poi ricomincia a muoversi...
(STACCO)

9
[Campo Lungo] ...verso la scrivania. L'inq. è quasi la stessa che nella 6 (appena un po' più larga, però: acquista di nuovo una dimensione vagamente soggettivistica perché il Punto di Vista è praticamente quello dell'inq. 7. Stavolta non siamo più dietro il vetro, però, perché NON CI STIAMO PIù NASCONDENDO - Mauri ha guardato nella direzione sbagliata, l'assassino può stare tranquillo. Da notare che sono due o tre inquadrature che veniamo informati che la preoccupazione di Mauri si concentra nella direzione sbagliata. Il personaggio continua a guardarsi intorno, cerca qualcosa sulla scrivania e afferra...
(STACCO)

10
[Campo Medio] ...un tagliacarte o qualcosa del genere. Vediamo che lo impugna (gesto che ci esplicita la sua paura e che viene addirittura sottolineato, un po' didascalicamente, dall'accenno mimico a una pugnalata contro l'ancora immaginario aggressore) per poi, tranquillizzato, bere il tè. Qui, per la prima volta dall'inizio della sequenza, il sonoro entra con prepotenza. Fin qui tutto si è svolto nel silenzio più totale - niente musica, niente dialogo, solo gli effetti sonori. Ora sentiamo la voce sussurrata dell'assassino, che chiama il personaggio di Mauri per nome. Lui si congela. Nessuna ambiguità è più possibile: il pericolo, finora solo evocato con le reazioni dell'interprete e col movimento della macchina da presa, ora diventa concreto, strettamente diegetico. Occorre, in teoria, scoprire le carte.

11
Cfr. inq. 7. Siamo di nuovo dietro la porta a vetri. La connotazione soggettiva dell'inq. 7 viene apparentemente esplicitata dal movimento perché la MdP si sposta dalla posizione iniziale (NASCOSTA) e arriva nello specchio della porta a vetri aperta.
Va notato, tuttavia, che rispetto ad altre soggettive *sicure* che abbiamo visto in precedenza (ad esempio, quella dell'assassino che, nel teatro in cui si tiene il congresso di parapsicologia iniziale, si alza ed esce dalla platea facendo alzare diverse persone) questa e' in effetti molto meno instabile. Sospetto sia stata realizzata con un tradizionale carrello, e non con la classica macchina a mano. Questo l'avvicina stilisticamente ai carrelli che abbiamo visto precedentemente in questa stessa sequenza e contribuisce forse all'ambiguita'. La connotazione soggettiva resta affidata al movimento di scopertura e alla comparsa della musica elettronica.
Adesso vediamo Mauri senza più il filtro del vetro smerigliato (e le decorazioni). E lui, in campo lunghissimo, dovrebbe a sua volta vedere noi. Fine della suspense (sospensione): inizia la danza della morte, come ci avverte la violenza della musica non diegetica dei Goblin, che irrompe fortissima.

Qui ci sarebbe da dilungarsi alquanto sull'importanza della musica: "Profondo rosso" utilizza almeno due codici musicali diversi per produrre tensione. Uno, quello della nenia infantile, è utilizzato in senso diegetico (assai improbabilmente, data la scarsa maneggevolezza del magnetofono che ci viene fatto vedere: come diavolo può un assassino aver voglia di portarsi dietro quel catafalco è un altro mistero che, a voler analizzare logicamente il film, dovrebbe saltare all'occhio molto più di quel dettaglio dell'occhio dell'assassino che ha fatto scaturire questo thread) per sottolineare la ritualità che il delitto ha per l'assassino - che come sappiamo usa quella musica per caricarsi col ricordo del primo, ormai remoto, delitto. L'altro codice, quello della musica elettronica dei Goblin, è evidentemente extradiegetico - è una musica di commento che, se vogliamo, ritualizza l'omicidio solo per noi spettatori e per il regista. Ma vado avanti, che se no non ne usciamo più.

12
[C.M.] Reazione di Mauri che, scioccato da un'apparizione che noi ancora non vediamo - ma che probabilmente è la sagoma dell'assassino profilato nella porta a vetri - si versa addosso la tazzina di tè. Qui accade qualcosa di strano e che comincia a far slittare lo stile da iperrealistico a quasi onirico: lo sguardo di Mauri, che inizialmente è concentrato sulla porta attraverso cui l'abbiamo visto inquadrato nell'inq. 11 (almeno questa sembra la conclusione cui ci deve portare il codice tradizionale di campo e controcampo), si sposta sul tè che si è versato addosso, poi comincia a vagare per la stanza, alle spalle, attorno. A questo punto è chiaro che Mauri NON vede dove sia la minaccia. Il risultato è straniante: è come se, pochi istanti dopo aver anche solo intravisto l'assassino nella porta, Mauri si fosse dimenticato il dove. Lo spettatore logico è costretto a rivedere in corsa la sua lettura del sintagma creato dalle inq. 11 e 12: non più un raccordo di campo e controcampo fra due sguardi (quello incorporeo e soggettivo dell'assassino e quello ben concreto di Mauri) bensì l'espressione visiva di un suono che Argento NON ci ha fatto sentire perché ha deciso di coprirlo con la musica dei Goblin.
In ogni caso, tutto questo concentra la nostra attenzione su quella porta aperta: a questo punto ci chiediamo che accidenti veda Mauri, laggiù in fondo. L'attore infatti, spalle alla libreria, sgrana gli occhi.

13
[C.L] Controcampo lunghissimo dello studio - una quasi-soggettiva di Mauri. Vediamo la porta aperta, in cui non appare NESSUNO.
(A destra, in ombra e perciò del tutto inidonea a distrarre la nostra attenzione dalla porta, una parte di muro in cui fra qualche inquadratura si aprirà a sorpresa una TERZA porta, quella del pupazzo).

14
[C.L.] Controcampo lunghissimo del precedente. Qui slittiamo ulteriormente verso l'irreale: vediamo Mauri terrorizzato dietro la scrivania e non c'è nulla che si frapponga fra il nostro punto di vista e la vittima. Le regole del linguaggio cinematografico ci dicono che QUALCOSA sta guardando Mauri frontalmente, e tuttavia Mauri NON RIESCE a vederlo nonostante se lo trovi di fronte.

15
[C.M.] Versione ravvicinata dell'inquadratura precedente. Andiamo a indagare il terrore ormai incontrollabile di Mauri, che ha in mano il tagliacarte e si copre la bocca con l'altra mano in un classico (e forse un po' teatrale) gesto di paura. Mauri impugna il tagliacarte con entrambe le mani, mettendosi in assetto di difesa.

16
[C.L.] Ritorno al punto di vista dell'inq. 14. Rivediamo Mauri dal punto su cui si concentra la sua attenzione. Siamo di nuovo la minaccia INVISIBILE.

17
[C.L.] Nuovo controcampo sull'inq. 16. Di nuovo una quasi-soggettiva di Mauri sulla porta aperta e VUOTA.
La musica dei Goblin CESSA. Un attimo di sospensione - qualcosa è cambiato, qualcosa sta per succedere. Torniamo al silenzio e agli effetti sonori.
Una porta fino ad ora invisibile, a destra di quella aperta su cui è focalizzata la nostra attenzione, si spalanca e vomita fuori il pupazzo.
Da notare che, a differenza di quanto accadeva nell'inq. 13, la porta finora rimasta nel buio e' *ora* perfettamente illuminata.
Apparizione totalmente spiazzante, che scatena nella mente dello spettatore tutta quella serie di collegamenti che ho provato a elencare a metà di questo post - un bambino, un mostro, un anormale. L'effetto sonoro della risata infantile accentua l'orrore dell'inspiegabile. Il pupazzo muove braccia e gambe ma si muove come fluttuando in aria - se ci sono delle rotelle, sono ben nascoste.

18
Carrello di accompagnamento del movimento del pupazzo (la cui testa ci fa da quinta a sinistra) verso Glauco Mauri (che lo aspetta paralizzato in campo lungo). Anche in questo spostamento avvertiamo qualcosa di innaturale - la MdP si sposta solidalmente col pupazzo (probabilmente è montata sul medesimo carrello), in qualche modo evidenziando la meccanicità dell'aggressore ma al tempo stesso muovendosi troppo veloce perché venga da rifletterci sopra.

19
[C.M.] Inquadratura (fissa? un po' troppo breve per capirlo ma mi sembra ci sia appena un lieve movimento di correzione verso l'alto) del pupazzo che si avvicina velocissimo invadendo il campo visivo. Questa inq. e le due seguenti sono molto veloci ma bastano a vedere bene il volto del pupazzo - anche se per quanto ne sappiamo potrebbe ancora trattarsi di una persona con una maschera.

20, 21
Nuova successione delle inquadrature di 18 e 19, per mostrare l'ulteriore avvicinamento del pupazzo a Mauri.

22
Inq. dal basso in una posizione terza rispetto alle posizioni di Mauri e del pupazzo. Potremmo parlare di piano oggettivo: serve a mostrarci Mauri che, ormai raggiunto dal suo aggressore, vibra un colpo difensivo.

23
Un nuovo Primo Piano del pupazzo - forse una soggettiva di Mauri ma forse solo un controcampo anch'esso terzo dell'inq. 22 - in cui vediamo il colpo andare a segno e la faccia mostruosa spaccarsi. E' una maschera, certo, ma il significato simbolico è comunque potente. Ribadisco, col senno di poi, l'evocazione di quello che succederà alla faccia VERA di Mauri fra poche inquadrature.
Da segnalare che il colpo coincide con la ripresa della musica dei Goblin: Argento ci avverte che con questa coltellata in faccia finisce la sospensione, il tempo ricomincia a scorrere.

24
Inq. simile alla 22 ma NON più angolata dal basso. La parte finale del gesto di Mauri, che osserva l'effetto del colpo vibrato.

25
Il pupazzo a terra, che continua a dimenarsi. A questo punto è evidente la sua natura meccanica, eppure l'orrore non si è ancora dissipato del tutto - forse per il dimenarsi epilettico delle membra dell'automa (oppure per il suo evocare quello che accade quando se si schiaccia qualche animale senza riuscire a ucciderlo al primo colpo).

26
Cfr. inq.24, questa inquadratura è il seguito della precedente.
Reazione di Mauri a ciò che ha visto nella inq. 25: comincia a ridere.

27
Inq. ravvicinata rispetto alle 25 (C.M. sull'automa: l'attenzione di Mauri è focalizzata sulla testa rotta, da cui si vede parte dell'ingranaggio che fa funzionare il pupazzo). Ci serve a spiegare meglio la risata di Mauri, per farne capire il motivo anche al famoso ragazzino dei popcorn.

28, 29
Di nuovo Mauri che ride, quindi un PP del pupazzo. Ulteriore sottolineatura della molla, ma anche un ghigno che dura ancora un poco. Poi si ferma, e la testa del pupazzo si sposta. Probabilmente questo dettaglio è casuale, ma lo sguardo sembra spostarsi a sinistra (ossia, per la legge del controcampo, a DESTRA di Mauri).
Questo dettaglio forse non e' casuale come sembra: mi sono reso conto che *prima* che la testa si sposti la MdP corregge leggermente l'inquadratura con una leggera panoramica verso l'alto. E allora, no, non e' un caso: l'operatore *sa bene* che il pupazzo sta per voltarsi per *guardare* da quella parte, e si sposta in anticipo per evitare di perdersi il movimento.

30
Ancora un C.M. di Mauri perplesso davanti al pupazzo ormai fermo.

31
[P.A.] Variante più ampia della inq. 30, in modo da inquadrare anche la tenda a DESTRA di Mauri, da cui appare il braccio dell'assassino.

32
Di nuovo sul C.M., l'attizzatoio dell'assassino colpisce Mauri che geme e barcolla.

33
Soggettiva dell'assassino, con tanto di mano guantata che si avvicina da Mauri e gli fa quello che sappiamo.

Basta così, mi ci è partita gran parte della mattinata.
Ma vorrei segnalare due cose che non avevo presente prima di rivedere la scena.

La prima è che, per quanto improbabile, l'assassino ha tranquillamente il tempo narrativo di avviare il pupazzo-robot, girare attorno alla stanza e aggredire alle spalle Glauco Mauri. Ci sono di mezzo QUATTORDICI stacchi - e un tempo narrativo che NON coincide col tempo reale ma si concede quelle ellissi che il decoupage classico autorizza e incoraggia. Alla fine, quindi, per quanto improbabile, la diversione mediante pupazzo ci sta tutta.

La seconda è che la mancanza di realismo, pur ben presente, è affidata soprattutto a strumenti prettamente cinematografici - come il gioco ingannevole dei campi e controcampi, e delle soggettive vere e false. Argento tradisce a bella posta la reciprocità necessaria degli sguardi, ci racconta uno spazio non coerente. Se ci vogliamo ragionare sopra e trovarvi una coerenza, siamo costretti a ricorrere al solito rifugio del'onirismo - i conti della realtà non tornano perché non ci viene raccontata una realtà oggettiva bensì una realtà espressionista, soggettiva, deformata dall'emozione.

Grandissimo cinema, in ogni caso. E' stato bello rivederlo in questo modo.

Torna indietro

 

Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina