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INTERVISTA CON BRIAN YUZNA

Come è stata scelta Mindy Clarke, la protagonista di "Return of the living Dead III"?

Ha una lunga esperienza teatrale, un requisito per me molto più importante di un sia pur lungo curriculum cinematografico. Questo è il suo primo film e ritengo che la sua sia un'interpretazione notevolissima che risponde a ciò che io chiedo agli attori: sapersi avventurare nelle profondità più oscure della propria psiche. Soprattutto a Los Angeles, è assai difficile trovare attori capaci di reggere sulle proprie spalle per un'ora e mezzo un film horror: in genere si trovano attori a cui interessano solo diventare celebrità intervistate da People, e si curano poco di recitare bene. Mindy invece è un'autentica attrice drammatica, che poteva dare e ha dato al film una marcia in più: durante le riprese del film lei recitava sul palcoscenico il ruolo di Nancy, la compagna di Sid Vicious, in "Sid & Nancy - Love kills", che non appartiene certo al genere horror ma certo era una commedia molto cupa. In qualche modo quel ruolo ha finito col fondersi a quello del film: la sua capacità di calarsi profondamente nel ruolo di una drogata si è rivelata molto appropriata anche per il suo ruolo nel nostro film, in cui -come zombie- è schiava di una fame irresistibile di carne umana.

Il personaggio della protagonista è pervaso da un furore autolesionistico che la porta a mutilarsi...

E' uno degli elementi che mi hanno attratto maggiormente. Una volta scoperto di essere morta lei è costretta ad infliggersi dolore per evitare di diventare un semplice animale affamato: solo l'amore per il suo ragazzo la mantiene viva nel senso che conosciamo, l'amore ed il dolore che si provoca da sola per non perdere il controllo. Trovo che sia un tema molto realistico: vedo continuamente gente che si provoca sofferenza quando non riceve abbastanza amore. Amore e dolore sono i due elementi che definiscono la nostra identità.

Cosa pensa dei due capitoli precedenti della serie?

Ho apprezzato molto il primo, diretto da Dan O' Bannon, molto nuovo nella scelta di riprodurre su pellicola lo stile dei fumetti horror della E.C. Comics, mantenendone anche l'umorismo macabro. Il secondo mi è parso meno riuscito, probabilmente perchè i finanziatori vollero che riapparissero due personaggi già morti nel primo film: lo sforzo di rifare pari pari il numero uno non poteva che fallire. Nel realizzare questo capitolo ho pensato che avrei potuto renderlo interessante solo scegliendo uno zombie come protagonista, per spezzare una volta tanto la dicotomia tradizionale "Protagonista in fuga-Zombi che lo inseguono". Nelle immagini ho scelto di rifarmi più al primo che al secondo film, ma ho fatto molta attenzione ad evitare di fare un film divertente. Non se ne può più di film horror ironici, una tendenza che ha imperversato nello scorso decennio dopo Nightmare 3: mentre Nightmare 1, e magari anche Re-Animator avevano momenti divertenti ma erano fondamentalmente degli autentici horror, in seguito il genere è stato seriamente contaminato da una comicità che molto spesso è divenuta un alibi per film che non funzionavano come horror. Se nel mio film il dialogo, o la recitazione, o altro non funzionano... beh, colpa mia. Non voglio nascondermi dietro scuse inventate.

Ma allora cosa pensa di un film come il "Brain Dead" di Peter Jackson, forse l'ultima frontiera dello splatter inteso come divertimento?

Quando l'ho visto non potevo crederci! Si tratta certamente di un film unico, così zeppo di roba da stordire lo spettatore. Certo, la comicità alla fine cancella completamente il senso dell'orrore. Ne sono entusiasta, ma devo confessare che verso la fine c'è un momento in cui cominci a sentire il mio intelletto che ripete "Questo è un grandioso film". Mi sono divertito moltissimo, ma da quel momento ho perso ogni contatto emozionale con ciò che stavo vedendo.

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Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina