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TEMPO DI INTERNET

Clessidre
(l'Orologio - giugno 2004)

Esistono alcune parole che hanno il potere, quando le si legge, di fare accapponare la pelle quale che sia il contesto in cui vengono utilizzate. Gli esempi variano, senza dubbio, di persona in persona: ma sarei felice se scoprissi di condividere con qualcun altro l'insofferenza per un termine come regalistica, che ci ammicca sempre più spesso da vetrine, cartelloni pubblicitari e siti internet.

A tentare di imbrigliare il concetto di dono in poche categorie merceologiche ben determinate (e in genere particolarmente costose) esiste già il concetto di per sè discutibile degli articoli da regalo - espressione che disegna tutto un mondo di oggetti prestigiosi e al tempo stesso non troppo personali, buoni per un disimpegno che non costringe a sbilanciarsi troppo sul gusto individuale, in nome di un gradimento sociale spesso più ipotetico che effettivamente condiviso. Tant'è: può capitare di dover regalare qualcosa a qualcuno che non si conosce a sufficienza, e di essere costretti a ricorrere a categorie in qualche modo garantite. E però quel regalistica sembra volersi spingere ancora più in là sulla strada della trasformazione del dono in un atto meramente tecnico, formulare, serializzato, svuotato di qualsiasi valenza comunicativa che non sia un'espressione di status.

Me la prendo troppo a cuore? Probabile che sia così, soprattutto dopo aver scovato la famigerata parola-che-inizia-con-R in un sito che promuove oggetti particolarmente fascinosi, ben lungi dalla rassicurante genericità della strenna aziendale. L'indirizzo http://www.clessidre.it dovrebbe spiegare già tutto: si tratta di una galleria di clessidre realizzate dall'artista milanese, Bruno Venturelli, nato nel 1953 e nei primi anni 80 attivo come pubblicitario.

La clessidra è già di per sè uno dei modi più suggestivi con cui l'uomo si è abituato a cercare di rendere tangibile il passare del tempo. Lo scorrere continuo della sabbia fra due ampolle comunicanti dà l'illusione di poter veder passare ogni frazione di secondo, in un divenire continuo meno impalpabile della luce di una meridiana e tuttavia privo dell'approssimazione meccanica dei migliori cronometri.

Non c'è quindi da stupirsi se nella sua autopresentazione, Venturelli scrive che la sua passione per le clessidre gli permette di sposare la concretezza dei materiali e della manualità a uno dei concetti più astratti che "non conosciamo": il TEMPO. Molte delle sue creazioni sembrano fatte apposta per raccontare questa inconoscibilità, a partire da quella che compare nella homepage e che porta il nome eloquente Impossibilità temporale: al posto della sabbia, questa clessidra ha sfere d'acciaio che raccontano un istante congelato, un calviniano ti con zero in cui l'idea del divenire sembra non avere più senso.

In casi come questi le immagini sono più eloquenti delle parole: ma vale ancora la pena di segnalare clessidre come Tempi oscuri e Di giorno di notte, in cui la sabbia del tempo scorre nascosta da fitte gabbie di metallo. Anche se la preferita di chi scrive è quella a due stadi intitolata Temporeggiare, realizzata nel 1999 con sabbia del Sahara. Ciascun oggetto racconta tempi individuali e personalizzati, ritmi diversi come diverse sono le vite di ciascuno di noi, fra speranza e angoscia, tranquillità e paura, voglia di giocare oppure di serietà. Venturelli sa esprimere i tempi adatti a ciascuno dei suoi visitatori, e lo dimostra il successo delle sue opere: nelle prime due schermate, diciotto opere su diciotto risultano già vendute, e chi volesse assicurarsi qualcosa di ciò che resta farà bene a usare una clessidra con sabbia molto fine.

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Tutti i testi © Alberto Farina