Scritto ormai qualche anno fa, ma pubblicato in Italia solo nel 1999 -sull'onda dell'uscita dello "Psycho" rifatto da Gus Van Sant- "Come Hitchcock ha realizzato Psycho" è uno di quei libri da non mancare per i veri appassionati di cinema -quelli a cui non basta vedere il film decine di volte, ma che vogliono saperne tutto. Alla ricerca di ogni dettaglio sulla realizzazione di "Psycho", l'autore Stephen Rebello ha intervistato tutti i membri sopravvissuti della troupe raccogliendo una quantità spropositata di informazioni anche secondarie e di aneddoti preziosi.
Lo stile di scrittura, francamente, non è un granché: benché ordinatamente suddiviso per capitoli che seguono le varie fasi della produzione, il libro tende a volte a ripetersi riproponendo di quando in quando le stesse annotazioni o le stesse curiosità.
Ma si tratta di un neo: un libro come questo vale per tutto quello che ti fa scoprire, per l'occasione di leggere testimonianze dirette delle persone che hanno collaborato a un classico. E anche per quello che ci racconta della psicologia di Hitchcock nell'ultima fase della sua carriera: l'analisi di Rebello, secondo cui lo stesso travolgente successo di "Psycho" fu fra le concause principali del suo declino artistico e psicologico, non è forse condivisibile al 100 per cento e pecca un po' di sensazionalismo giornalistico, ma è interessante e tutto sommato documentata.
Interessantissima, a fine libro, l'appendice su ciò che è accaduto negli anni successivi ai membri della troupe di "Psycho". Ottima l'idea di utilizzare, a mo' di
prefazione, l'intervista di Rebello a Van Sant sul remake del 1999 -bella anche la copertina, con le due Marion Crane affiancate. Utilissima, infine, l'appendice finale con le indicazioni di ciò che è stato -dopo il film- di tutti coloro che ci hanno lavorato. Il film è un'arte collaborativa e una volta tanto è bello dare se non un volto una storia ai tanti artigiani che lo rendono possibile.
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