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TEMPO DI INTERNET

Dot.tk
(l'Orologio - maggio 2004)

Esiste una regola comunemente applicata che guida l'internauta nelle sue esplorazioni: quando si cerca il sito di un determinato prodotto, in genere, vale la pena di tentare l'indirizzo www.nomedelprodotto.it -e, se non funziona, provare con ".com". Solo quando questi tentativi si siano rivelati infruttuosi si passa poi al demiurgico Google -per scoprire di solito che l'indirizzo che stavamo cercando è tutt'al più www.prodotto-on-line.it, oppure ".com".

Quello che la maggior parte dei navigatori non sa, e tutto sommato non avrebbe bisogno di sapere, è che l'indirizzo digitato non corrisponde direttamente al sito che si apre nel browser: nella realtà digitale della rete, ogni pagina è identificata da un numero lungo e complesso. Ma è chiaro che un numero è più difficile da memorizzare di una parola, e che in ogni caso resta un'espressione impersonale che pochissimi sarebbero in grado di associare mentalmente al sito corrispondente. Da qui nasce la necessità di collegare alla pagina un dominio, ossia una parola facile da ricordare che possa reindirizzare i potenziali visitatori al numero che identifica la pagina.

Ogni volta che digitiamo http://www.argoeditore.net, insomma, siamo reinstradati verso il numero che indica la pagina della casa editrice dell'Orologio. Noi non ce ne rendiamo conto, ma abbiamo appena usufruito di un servizio. E un servizio si paga sempre: la registrazione di un dominio da associare alla propria pagina web non costa moltissimo, ma costa. C'è una piccola cifra annuale da versare all'autorità (americana) che gestisce il meccanismo, e che si occupa di mantenere i collegamenti fra i domini registrati e le pagine ad esse collegate.

Chi non volesse fare nemmeno questo investimento può rivolgersi a http://www.dot.tk. Come vedete, il suffisso non è nè ".it" nè ".com", ma un più pittoresco ".tk" che corrisponde alle esotiche isole Tokelau, sperse nel mezzo dell'oceano Pacifico e pressoché impossibili da raggiungere senza essere disposti a molte ore di navigazione. Troppo lontane da tutto per diventare una meta turistica, le isole si reggevano a stento su un'economia basata sulla pesca, e qualcuno ha pensato di sfruttarne il diritto di qualsiasi nazione a un proprio dominio: per quanto minuscolo, Tokelau è comunque uno stato e il suffisso "tk" ne sancisce la sovranità internettara.

Per diffondere un suffisso così esotico, e rendere appetibile ai compratori i domini potenzialmente più interessanti dal punto di vista commerciale (quanto potrebbe valere un www.amazon.tk?), gli ideatori del progetto regalano a chiunque si registri sul loro sito fino a tre domini web: l'idea è che qualcuno che abbia registrato, che so, www.albertofarina.tk o www.dodygiussani.tk poi avrà interesse a segnalare l'indirizzo ai suoi amici i quali, visitando il sito, potranno a loro volta essere indotti a registrare a loro volta qualche dominio personale. Un esempio perfetto si quello che viene definito "marketing virale", che trasforma gli utenti in portatori sani della comunicazione.

Le regole sono semplicissime: per registrarsi è necessario avere già online un sito su cui puntare il dominio, e assicurare quel minimo di traffico che garantisca alle isole Tokelau la promozione di cui hanno bisogno. Nell'arco di tre mesi, basta che si affaccino sulla nostra pagina almeno venticinque utenti perché l'impegno sia soddisfatto -in caso contrario, i gestori del sistema saranno costretti a concludere che la nostra pagina non possiede contenuti idonei a interessare qualcuno, e il dominio sarà revocato.

Tempus fugit, insomma, anche su Internet: ma niente paura, perché chi volesse recuperare il dominio perduto può sempre farlo. Dietro pagamento di una piccola cifra, naturalmente. Cosa credevate, che le isole Tokelau si potessero permettere di fare beneficienza?

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