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La Federazione dell'Industria Orologiera svizzera
(l'Orologio - maggio 2001)

"In Italia, per trent'anni, sotto i Borgia, ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine: ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno... ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù". Così parlò Harry Lime, il cinico avventuriero interpretato nel 1953 da Orson Welles nel classico film Il terzo uomo. La battuta era stata scritta dallo stesso Welles, che poco dopo l'uscita del film ricevette dalla Svizzera una cortese ma ferma rettifica: gli orologi a cucù non erano affatto un'invenzione elvetica, ma erano nati in terra tedesca e per la precisione nella Foresta Nera bavarese.

Nel frattempo Il terzo uomo era diventato un classico e nessuna puntualizzazione avrebbe più potuto impedire che la battuta entrasse nel repertorio delle citazioni di qualsiasi cinefilo che si rispetti. Ma il pittoresco aforisma di Welles nascondeva una mezza verità, perché -cucù o non cucù- l'intera tradizione orologiera svizzera è effettivamente scaturita dalla storia del Cinquecento. La diffusione della riforma avviata da Calvino aveva infatti come conseguenza diretta la messa al bando dei gioielli, un orientamento che gettò nello sconforto gioiellieri ed orefici costringendoli ad applicare le loro abilità alla fabbricazione degli orologi.

A oltre cinquecento anni dalla storica riconversione, i risultati sono al polso di tutti. "Preciso come un orologio svizzero" è una espressione talmente inflazionata dal linguaggio che nel 1992 si è deciso di impedire che se ne abusasse fissando per legge i requisiti che consentono di attribuire a un orologio l'etichetta Swiss Made o anche solo "Swiss Movement": così nessun orologio può definirsi "svizzero" se non sono svizzeri il suo movimento, la cassa e l'ispezione finale; e di "movimento svizzero" si può parlare solo quando il meccanismo è stato montato e ispezionato in Svizzera ed è composto da pezzi che siano stati fabbricati in Svizzera per almeno il 50 per cento del valore complessivo.

Tutti i dettagli in proposito si trovano su www.fhs.ch, sito ufficiale della Federazione dell'Industria Orologiera svizzera e punto di partenza ideale per chi nella Grande Rete cerca il Tempo. La Federazione nasce proprio con la missione di contribuire allo sviluppo dell'Industria aiutando i suoi membri a formare un fronte comune nelle faccende legislative nazionali e internazionali tutelando nel migliore dei modi gli interessi del settore. Interessi non da poco, se è vero che le esportazioni svizzere di orologi hanno superato nel 2000 il record di 10 miliardi di franchi.

Con cifre come queste non c'è molto da scherzare e il sito è serio ed essenziale come ci si può aspettare. La Federazione si propone come intermediario gratuito fra l'Industria e chiunque sia interessato a collaborazioni di ogni sorta -distributori, agenti e venditori ma anche chiunque desideri produrre orologi in grado di fregiarsi della prestigiosa etichetta "Swiss made". Però sfogliando le pagine ce ne è abbastanza per qualsiasi appassionato di orologi: si va dall'accurata illustrazione del funzionamento di un orologio meccanico e di uno elettronico a una preziosa lista di informazioni base -quale sia la differenza fra un cronografo e un cronometro, se si possa o meno fare il bagno con un water resistant, fino a che punto sia accurata ma misurazione del tempo.

I più esperti troveranno pane per i loro denti soprattutto frugando nelle sezioni dedicate alle news, ai link e agli indirizzi, e alle segnalazioni di mostre. Il neofita potrà orientarsi fra i termini orologieri grazie a un ricco glossario di una cinquantina di termini -una sorta di assaggio delle oltre quattromila parole contenute nel Dizionario Professionale Illustrato dell'Orologeria, che è possibile ordinare direttamente dal sito. Purché si conosca l'inglese o il francese, però: perché ad onta del celebrato trilinguismo elvetico sul sito si parlano solo le due lingue più esportate nei paesi occidentali, con tanti saluti ai paesi del Rinascimento e degli orologi a cucù.

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Tutti i testi © Alberto Farina