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Orologi di vetro
(l'Orologio - dicembre 2003)

La vita di Cenerentola sarebbe stata diversa se avesse incontrato Vittorio Scialla? Notoriamente incapace di rispettare gli orari, con i risultati che tutti conosciamo grazie al suo biografo Monsieur Perrault, la principessa dalle scarpette di vetro forse non si sarebbe fatta sorprendere dalla mezzanotte se avesse potuto controllare l'ora su un orologio della stessa materia. E forse tutta quella complessa vicenda con principi, matrigne e fate madrine avrebbe preso una piega totalmente diversa da quella tramandata.

Ma bando al revisionismo letterario: il destino di Cenerentola appartiene ormai a un passato immutabile, mentre il fiabesco orologio di vetro allieta oggi la realtà del nostro prosaico ventunesimo secolo. Il merito dell'invenzione spetta a un torinese, l'ingegner Vittorio Scialla, e a un orologio da parete al quarzo da lui acquistato per un Natale di ormai dieci anni fa. La particolarità dell'oggetto è il quadrante, decorato con frammenti di vetro colorato fusi: affascinato, Scialla inizia a rimuginare l'idea di creare un vero orologio meccanico, il cui meccanismo sia realizzato interamente in vetro.

Per un ingegnere, un sogno non può che trasformarsi rapidamente in un progetto concreto. Scialla affronta per primi problemi come quello delle dimensioni ideali dei denti per una ruota dentata in vetro, dei migliori rapporti di ingranamento, del peso di carica, del periodo e della lunghezza del pendolo. Ma alla fine si scontra con l'ostacolo dell'attrito, che sembra insormontabile: l'ancora in vetro deve scorrere sui denti della ruota scappamento, che sono in vetro anch'essi. La soluzione, racconta Scialla, nacque nella quiete profonda della notte: se l'attrito di strisciamento era eccessivo, l'attrito di rotolamento avrebbe potuto risolvere il problema. Decisi di piazzare due microcuscinetti a sfera sulle estremità dell'ancora, in modo che potessero rotolare sulle superfici dei denti della ruota scappamento. Poiché è la soluzione era inedita, la brevettai.

Il primo prototipo completo dell'orologio, battezzato Absolut, viene ultimato nel luglio del 1995: a novembre c'è la prima esibizione pubblica (alla fiera torinese "Elogio all'Orologio") e a dicembre il primo esemplare venduto. Da allora, le tappe nella storia dell'Absolut includono l'apertura di punti vendita a Torino e a Ginevra, e la realizzazione di tre nuovi modelli, con caratteristiche differenti - tutti esposti nel sobrio sito di Scialla, http://www.absolutglassclocks.com/indice.html : l'Absolut Crystal è quello che potremmo chiamare il classic, o meglio il capostipite, con ruote in cristallo perfettamente trasparente e nessun particolare supplementare a distrarre l'attenzione dal design; ma a seconda dei gusti si può optare per l'Absolut Cathedral (le ruote delle ore e dei minuti sono in vetro fuso tipo cattedrale), l'Absolut Murano (che utilizza i colori del vetro colato di Murano) e infine l'Absolut Régulateur Squelette (con ruote scheletrate in vetro extrachiaro sabbiato e con pignoni a cuscinetti e carica di 11 giorni).

La realizzazione degli Absolut è, naturalmente, complessa. Come viene spiegato nel sito, il vetro viene tagliato con un getto d'acqua a 4.000 atmosfere che contiene in sospensione polveri abrasive di elevata durezza, e "l'ugello di taglio, realizzato con un materiale la cui durezza è quasi pari a quella del diamante, guidato da un sistema a controllo numerico, dirige il sottile getto d'acqua in modo da ottenere il profilo desiderato. L'operazione è particolarmente costosa, dato che la precisione richiesta può essere ottenuta solo con una velocità di taglio molto bassa. Ma alla fine questo perfezionismo sembra aver portato i suoi frutti: la società ha raggiunto il break even nel 1999 e sembra aver raggiunto negli anni una solidità inversamente proporzionale al materiale prescelto. Al punto da autorizzare l'utilizzo della più classica formula con cui si concludono le favole: e vissero tutti puntuali e contenti.

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Tutti i testi © Alberto Farina