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TEMPO DI INTERNET

Internet Time
(l'Orologio - luglio 2004)

Più o meno tutti sanno cosa sia l'Esperanto: inventato nel 1887 da J.J. Zamenhof - un medico polacco che mirava a superare una volta per tutte le barriere linguistiche fra un popolo e l'altro - il linguaggio universale è stato accolto piuttosto tiepidamente dalla comunità mondiale e a tutt'oggi non è riuscito a far molto più che sopravvivere grazie all'impegno di sporadici gruppuscoli di adepti.

Ammesso che dall'esperienza si possa trarre qualche insegnamento sulla difficoltà di imporre dall'alto (o anche solo di proporre, ma in modo convincente) uno standard di comunicazione diverso da quello già in vigore, è da credere che qualche stratega di marketing della Swatch abbia preferito guardare dall'altra parte. Il 23 Ottobre 1998, la popolarissima casa svizzera si assicurò la presenza del guru Nicholas Negroponte (fondatore e direttore del Media Laboratory del MIT) per lanciare un nuovo modo di misurare il tempo che aveva l'ambizione di diventare una sorta di Esperanto temporale: battezzato Internet Time, il sistema divideva la giornata in 1000 Swatch Beats, intervalli equivalenti a un minuto e 26.4 secondi tradizionali. Simultaneamente si inaugurava il Biel Mean Time (BMT), un nuovo meridiano strategicamente piazzato sulla città che ospita la sede della Swatch.

L'obiettivo dichiarato era superare le difficoltà dovute alla divisione del mondo in diverse zone temporali: il Tempo di Internet avrebbe costituito un riferimento utile in un mondo dove la Rete ha virtualmente annullato le barriere geografiche. Per la maggioranza degli osservatori, tuttavia, la verità era eminentemente mercantile: l'ideazione degli Swatch Beats serviva solo a rendere necessari orologi appositamente progettati dalla Swatch e, naturalmente, disponibili sul mercato in concomitanza col lancio del nuovo sistema.

Anche se all'idea non sembra aver arriso maggior successo che a quella - sicuramente più disinteressata - del dottor Zamenhof, chi volesse divertirsi a provarla può trovare facilmente in rete convertitori per trasformare i minuti in Swatch Beats (uno piuttosto spartano è all'indirizzo http://web.freepass.it/vista/it/converter.html mentre la pagina http://members.xoom.virgilio.it/ivanpsx/internetime.htm offre qualche considerazione sanamente scettica). Chi legge l'inglese, tuttavia, dovrebbe visitare http://hea-www.harvard.edu/~fine/opinions/swatch.html per leggere una posizione molto critica su tutta la faccenda: l'Internet Time sarebbe addirittura pericoloso in quanto superfluo (esiste già da tempo un'ora universale costituita dal cosiddetto Greenwich Mean Time e utilizzata dalle banche, dalle grandi entità economiche planetarie e soprattutto da tutti i computer), scomodo (costringe a imparare una nuova unità di misura) e svincolato dall'osservazione del mondo che ci circonda (la divisione del giorno in circa 24 ore di 60 minuti è tutt'altro che arbitraria, al contrario della cifra tonda dei 1000 Beats).

La pagina segnala un'alternativa che, quantomeno, ha il merito di fondare la sua unità di misura su qualcosa di concreto. Concepito da David L. Moore e battezzato Hora Terrae, il sistema descritto su http://horaterrae.org/index.htm si basa sul tempo che il nostro pianeta impiega a ruotare su se stesso di un grado, e permette quindi di trovare abbastanza facilmente la corrispondenza fra l'ora universale e i tempi tradizionali della giornata di 24 ore. Basta ricordarsi di dividere il mondo in due emisferi temporali di 180 gradi ciascuno, tenere a mente che a un'ora del tempo normale corrispondono 15 gradi di rotazione della Terra, e fare qualche semplice operazione di calcolo sulla base della longitudine del luogo che ci interessa...

Certo, forse il meccanismo non è poi così immediato da capire, ma volendo sul sito si trovano anche gli applet Java per sapere l'Hora Terrae senza dover fare il minimo calcolo, e i codici da incollare nelle pagine del proprio sito per avere un orologio HT sempre funzionante. Quando il nostro computer è acceso, almeno, perché altrimenti... Ehi, un momento, l'articolo non è finito. Non girate pagina, per arrivare in fondo ci vogliono ancora al massimo due terzi di Swatch Beat... sì, insomma, un quarto di grado di rotazione terrestre... vale a dire sei steps...

No, eh? Forse è vero: di un sistema di tempo universale forse non abbiamo ancora veramente bisogno. E, quale che sia il metodo usato per calcolarlo, è tempo che questo numero dell'Orologio vada in macchina.

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Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: mia sorella