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TEMPO DI INTERNET

Gnomoni e meridiane
(l'Orologio - gennaio 2002)

I musicofili lo sanno bene: per quanto libero da fruscii o scrocchi di statica, e inalterabile nel tempo, il suono digitale non è paragonabile a quello che proviene dai vecchi dischi in vinile. Se infatti il microsolco ricalca (in modo "analogico") tutte le infinite variazioni del suono registrato, la digitalizzazione avviene invece attraverso un processo di campionamento: all'interno del flusso continuo del suono vengono catturate moltitudini di frammenti successivi, riascoltando i quali proviamo l'illusione di riascoltare il suono originale. Illusione? Certo, perché anche se l'orecchio dell'ascoltatore medio non percepisce la differenza, quello che udiamo non è un suono continuo ma un mosaico acustico composto da miliardi di frammenti. Fra ciascun frammento e quello successivo, inevitabilmente, c'è una differenza piccola ma misurabile e, quindi, ulteriormente divisibile. Che fine hanno fatto gli infiniti valori intermedi fra uno e l'altro? Spariti, sacrificati irreparabilmente sull'altare digitale.

Lo stesso discorso si potrebbe fare con il tempo: che cosa c'è fra un secondo e l'altro? Viviamo ormai da tempo nell'Era dei cronometri atomici, capaci di suddividere le ore della nostra vita in parti infinitesimali: ma la faccenda di Achille e della tartaruga ci ha insegnato che anche la parte più infinitesimale può essere ulteriormente suddivisa. In realtà, ogni scatto dell'orologio è una piccola e raffinata menzogna: anche lo strumento più preciso che uomo possa concepire non sarà che una macchina dell'approssimazione, capace di avvicinarsi sempre più al valore dell'attimo ma mai di raggiungerlo.

Oppure no? In effetti, uno strumento su cui il tempo fluisce senza essere frazionato in miliardi di schegge congelate, esiste già, e da molto prima che si inventassero le lancette: sul quadrante di una meridiana, le ore trascolorano una nell'altra con l'ombra disegnata dal sole, restituendo a chi le guarda scorrere il senso più autentico del tempo come un lungo fiume tranquillo. » a questo antichissimo strumento che è dedicato in gran parte il sito del pittore Mario Arnaldi (http://digilander.iol.it/McArdal/). Nato a Taggia, in provincia di Imperia e trasferitosi a Ravenna a metà degli anni Settanta per frequentare l' Accademia di Belle Arti, Arnaldi è un vero appassionato di Gnomonica -l'evocativo nome che indica la scienza degli orologi solari- e gran parte della sua attività professionale di decoratore ruota attorno all'argomento: il sito propone immagini di meridiane che l'autore ha amorevolmente restaurato, ma anche di quelle da lui progettate e realizzate ex novo. Sono tutte da vedere, ma non si può non segnalare almeno un'imponente fontana solare e una meridiana dedicata a San Sebastiano, nella quale lo gnomone (vale a dire lo stilo che proietta l'ombra che permette di sapere che ora è) è una delle frecce che trafiggono il martire.

Una meridiana seria deve funzionare perfettamente, e bisogna quindi costruirla conoscendo e rispettando le leggi astronomiche del sole: ciascuna dovrà essere studiata appositamente per il luogo in cui si trova e per l'esposizione verso il punto cardinale a cui si affaccia. La ricca rassegna di schede che il sito propone è quindi spesso corredata dall'indicazione di latitudine e longitudine della meridiana ritratta. Chi vuole approfondire l'argomento può attingere alla copiosa bibliografia raccolta dall'infaticabile Arnaldi -che è anche autore di numerose pubblicazioni sull'argomento- o iscriversi alla mailing list (basta scrivere un e-mail vuoto a gnomonicaitalia-subscribe@yahoogroups.com). Ma il sito vale anche come trampolino di lancio per la ricerca sul campo: l'autore e altri appassionati sono riusciti a censire già più di cento orologi solari sparsi per tutta l'Italia, e la caccia continua, estendendosi anche a un paese come l'Irlanda. Se poi proprio non avete voglia di cercare né di affrontare la fatica di costruirvi da soli la vostra meridiana, poco male: in un'altra area del sito Arnaldi mette in vendita le sue creazioni personali, fra cui alcuni irresistibili orologi solari portatili a forma di papero.

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Tutti i testi © Alberto Farina