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TEMPO DI INTERNET

Tempo e architettura
(l'Orologio - giugno 2003)

Se il calcolo degli anni, come abbiamo visto il mese scorso, può essere qualcosa di molto soggettivo a seconda del luogo e dell'epoca in cui lo si effettua, anche la definizione delle ore della giornata può prestarsi ad essere personalizzato a seconda delle esigenze. Il metodo più antico è probabilmente quello della cosiddetta "Ora planetaria", ricavata suddividendo per dodici il dì e la notte e affidando ogni dodicesimo a un pianeta variabile per ogni giorno della settimana secondo una precisa successione): come è facile immaginare, questo sistema produceva ore di durata differente da un giorno all'altro a seconda che si fosse più o meno vicini ai solstizi, ma questo non ha mai impedito di utilizzarla, come testimoniano le meridiane planetarie che si possono trovare in circolazione (un bell'esempio illustrato è quella nel centro storico diŻ S. Benigno Canavese (TO), visibile all'indirizzo http://www.arsumbrae.it/storia%20-ore%20ineguali.htm: esempio ante litteram di par condicio temporale, fa parte di un complesso di quattro orologi solari basati su sistemi diversi e realizzati nel 1699 da Martinus Blancus).

Il metodo che ci interessa questa volta nasce invece più di recente, e per la precisione con la fondazione dell'ordine benedettino. Nel VI secolo, abbandonando i pianeti, la giornata viene suddivisa a seconda delle varie attività dei monasteri nelle seguenti specificazioni: il Mattutino, al terzo quarto della notte, la Prima Ora all'alba; e poi la Terza Ora a mezza mattina, la Sesta (o "Angelus") a mezzodì, la Nona a metà pomeriggio, la Dodicesima (o "Vespro") al tramonto, la Compieta dopo il tramonto e infine il Notturnale (l'ottava ora di notte che però, per l'ovvio motivo che la notte il sole latita, non era rappresentata sulle meridiane). Questa suddivisione del tempo (un'altra pagina interessante in proposito è quella che si trova all'indirizzo http://www.einaudibassano.it/misuratempo/misuratempopassato2.htm) veniva utilizzata per scandire la cosiddetta Liturgia delle Ore e regolare non solo la vita religiosa del monastero ma anche quella civile del paese circostante.

Queste abitudini si rispecchiano anche nelle scelte architettoniche. Al di là delle consuetudini liturgiche del tempo - come quella secondo cui era cosa buona e giusta che il fedele rivolgesse le sue preghiere "ad orientem", l'orientamento delle pareti e delle aperture delle chiese era considerato essenziale proprio per il calcolo delle ore canoniche. Sulla pagina http://web.infinito.it/utenti/e/enigmagalgano/contributi/iltempo.html compare un interessante articolo di Carlo Valdameri (appassionato di iconografia medievale e in particolare di quella riferita all'orientamento) che spiega come le strutture delle chiese medievali fossero spesso orientate sulla direzione dei raggi di sole in giorni fondamentali dell'anno come solstizi ed equinozi (anche perché questi sono vicini a solennità come il Natale, l'Annunciazione o il giorno dei SS. Pietro e Paolo), e a quello dedicato al santo patrono locale.

Anche se l'argomento non sembra aver suscitato finora un'attenzione sufficiente a renderla oggetta di trattazioni approfondite, Valdameri nota come all'orientamento delle aperture delle chiese siano riferite spesso espressioni di un'iconografia nella quale ricorrono simboli con valenze "solstiziali" (come la "rondella celtica") o "equinoziali" (ad esempio la stella a otto punte inserita in una circonferenza), oppure riferimenti simbolici al raggio di sole come il giglio o fiordaliso. Ma l'esempio più interessante è quello della pieve di S. Martino in Rafaneto, presso Verrucchio: nelle murature ai lati dell'abside si può notare una serie di feritoie asimmetriche certamente finalizzate al computo del tempo. Inoltre, sotto il terzo archetto da sinistra nel tamburo absidale è scolpita una piccola sagoma consunta che sembra rappresentare un animale munito di corna, posto in direzione dell'Est rispetto al centro del semicerchio absidale. Come spiega l'autore dell'articolo, ciò significa che tutti i giorni soleggiati dell'anno l'ombra scorre dalla destra alla sinistra dell'abside, scandita dagli archetti, per incrociare la piccola scultura nel preciso momento del mezzogiorno astronomico giornaliero. E' allora molto probabile che la protome scolpita sia quella di un ariete, ovvero si tratti del simbolo tuttora usato per indicare il cosiddetto "punto gamma", ovvero il punto dell'orizzonte , coincidente esattamente con l'Est, ove il sole sorge agli equinozi.

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Tutti i testi © Alberto Farina