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THE STUPIDS TAKE TORONTO (Estate 1995)

Giorno 34, trucco di una controfigura di cui si vede solo una mano

Giorno 1. Caffè fumante nell'umido delle sette del mattino. Il set che attende: caricatori di pellicola vergine che aspetta solo di vedere la luce, le sedie coi nomi per John Landis e il cast, il Chapman Crane pronto all'azione. In un'atmosfera da primo giorno di scuola, aspettiamo Tom Arnold che arriva con mezz'ora di ritardo; poco male: fa parte del gioco che il primo giorno la star faccia i capricci per vedere che cosa si può permettere. Il programma prevede fin d'ora una serie di scene con la famiglia Stupid al completo, in modo da verificare subito che tra gli attori scatti la necessaria chemistry. Dopo il primo ciak John può rilassarsi: i costumi da fumetto disegnati da Deborah Nadoolman danno alla famigliola un aspetto decisamente buffo, i quattro interpreti sono ampiamente all'altezza della situazione e -quel che più conta- perfettamente affiatati. Molti ciak si chiudono tra le risate di tutti e più volte John esclama con entusiasmo: Silly! I love that!, una frase che diventerà uno dei tormentoni della lavorazione.

Giorno 3. Dopo qualche intoppo che ieri ci ha impedito di completare il programma, basta una mattinata per rimettersi in pari. La velocità di John sul set è proverbiale, inutile girare la scena una seconda volta se era buona la prima. Però la prima è buona di rado e John non è uno che si accontenta: alcune inquadrature richiedono anche dieci o quindici ciak. Un trucco per risparmiare tempo, comunque, è quello di rifare la scena più volte senza mai fermare la macchina da presa: la pellicola che scorre mantiene gli attori in tensione, impedisce la deconcentrazione e permette risultati eccellenti senza tempi morti. Il giochetto viene usato anche con David Cronenberg che, nel micro-ruolo di un superiore di Stanley, apre in bellezza la consueta parata di cameos illustri: alla fine della sua scena, il regista di Dead Ringers si produce in uno sguardo in macchina che avrebbe fatto la gioia di Oliver Hardy. Dopo la crisi dovuta al rifiuto di Brad Pitt, Cronenberg è da poco riuscito a rimettere sui binari il progetto Crash, i cui interpreti saranno James Spader e Holly Hunter: si girerà a Toronto verso la fine del 1995.

Giorno 4. C'è qualcosa di ironico nell'utilizzare una clinica ortopedica per "doppiare" una base militare. Ricorrendo a tutte le arti della diplomazia per convincere i degenti a non attraversare il campo, per l'amor del cielo, spendiamo la giornata su uno stunt complicatissimo che nel film durerà un pugno di secondi: il protagonista salta da una finestra del secondo piano e si salva aggrappandosi a una bandiera, sbaragliando involontariamente quattro marines armati fino ai denti. Se i campi lunghi sono affidati allo stunt man Eric Bryson, è necessario però girare anche un'inquadratura stretta per vedere la faccia di Tom. Basta un saltino di un metro scarso su una montagna di materassi, poiché lo sfondo non si vede: ma la nostra eroica star nicchia e a convincerlo deve pensarci John, che esegue lo stunt di persona con visibile divertimento.

Giorno 6. Nei popolarissimi locali di Lap Dancing, le ballerine danzano una volta vestite, una volta in lingerie e una terza al naturale. John racconta che ieri sera, su proposta di Tom, ha visitato volentieri uno di questi locali ma che ha rischiato l'infarto quando sulla passerella è apparsa... Joan Stupid! O meglio, Jessica Lundy, con indosso il suo costume di scena. L'entusiasmo del pubblico (ignaro dello scherzo) per l'abilità della nostra graziosa protagonista nella danza numero uno è però scemato rapidamente quando Jessica non è riapparsa per il secondo e il terzo atto.

Giorno 8. Sotto un sole che picchia implacabile, si gira presso uno sfasciacarrozze trasformato dagli scenografi in una discarica di immondizia e facciamo conoscenza con uno dei villains del film. Una sorpresa, perché si tratta nientemeno che dello spietato Nedermayer di Animal House, interpretato ora come allora da Mark Metcalf e giunto in tutti questi anni al prestigioso grado di colonnello dell'esercito americano. Sopracciglio che si inarca: ma Nedermayer non era poi morto in Vietnam per mano dei suoi stessi soldati? John ha previsto l'obiezione e sparge la voce: Se qualcuno domanda, si tratta naturalmente di suo fratello gemello!

Giorno 30, parlando di una proiezione dei Blues Brothers la sera prima

Giorno 15. La tana del malvagio Sender è una caverna oscura, zeppa di stalattiti, ragnatele e scheletri incatenati alle pareti. L'arcicattivo, che ride mentre brucia la posta di cittadini ignari nelle fauci di un drago di pietra, è il veterano Christopher Lee, perfettamente a suo agio nel farsi il verso da solo. Alla fine delle sue scene, l'intera troupe lo saluta con un caloroso applauso; lui risponde tergendosi una lacrima immaginaria col dito ancora munito di un artiglio di cinque centimetri. Per chiudere la giornata mancano ancora un paio di dettagli e un "fuori programma" che John dedica ai boss della Savoy, cui sta per inviare una cassetta con una scelta del materiale girato finora: con in mano la sceneggiatura, si fa riprendere accanto al drago mentre spiega che la complicata struttura del film farà sì che fuori dal contesto molte scene risulteranno loro incomprensibili. La conclusione è pressappoco: Le riprese vanno benissimo, e siamo perfettamente al passo col programma... e qui John strappa via metà dello script e lo butta in bocca al mostro (le fiamme divampano) per poi aggiungere: ... ora!

Giorno 19. Al termine di una giornata dedicata a una serie di stunt con una jeep in fiamme, si fa un primo punto della situazione. Siamo già due giorni in anticipo sul programma, il che è però quasi altrettanto grave che essere in ritardo. Il nostro piano di lavorazione è infatti molto delicato, arrangiato com'è per consentire a Tom -che si sposa a metà lavorazione- una breve luna di miele. Se ci avvantaggiamo troppo, dovremo bruciarci le scene in cui lui non appare e ci troveremo, durante la sua assenza, a non aver più nulla da girare. Calma.

Giorno 22. La collezione di cameos si arricchisce. Ieri, Atom Egoyan, oggi nientemeno che Gillo Pontecorvo nel ruolo di un ospite di talk show che confessa: "Ho divorziato da mia moglie per mettermi con sua figlia". La conduttrice è Rolonda Watts -la Maria De Filippi di New York- che sbarra gli occhi nella parte di se stessa mentre Tom canta a doppia velocità la tortuosa "I'm my own grampa", un brano degli anni '40. Gli occhi di tutto il resto della troupe si spalmano però sulla Playmate 1994 Jenny McCarthy, al suo debutto sul grande schermo nel ruolo di una statuaria attrice televisiva.

Giorno 27.
Two alien pilot, one alien stewardess and one alien ADNell'astronave ricostruita in Studio, giriamo alcune scene con gli alieni creati da Steve Johnson per una delle scene più surreali (John direbbe "outrageous") di tutto il film: due umanoidi verde e arancione, vestiti in perfetta tenuta da piloti di aerolinea ma dotati di mani a tre dita e occhi bulbosi da camaleonte che si muovono freneticamente in tutte le direzioni. A essi si aggiunge una hostess viola di nome Gillian che -per qualche bizzarro e certamente perverso motivo- nonostante il mascherone e i guanti trifidi risulta particolarmente seducente.

Giorno 30. Giornata torrida che inizia alle 11 del mattino in previsione di una lavorazione che si protrarrà nella notte. Esterni di casa Stupid in un villaggio a un'ora dalla città, con cameo del grande vecchio Robert Wise (a Toronto per promuovere un nuovo libro sulla sua carriera) nel ruolo di un vicino di casa. Tutti gli abitanti della zona si assiepano per assistere alle riprese e la maggior parte di essi resiste fino alle tre del mattino. Si può capirli: al buio, col fumo artificiale e le ombre proiettate da giganteschi riflettori che ci attirano addosso miliardi di zanzare, sembra di essere in Incontri ravvicinati del terzo tipo.Si cerca di fare in fretta: il Signore della Pioggia, cui telefoniamo ormai ogni mezz'ora, annuncia l'arrivo di cumuli minacciosi. Verso le due l'orizzonte lampeggia minaccioso. Pilota alieno al riparo dal soleStacchiamo finalmente alle tre e mezza e WHAM!, arriva il fortunale. Piove, il vento si alza fortissimo. Al campo base il tendone che ci ha protetti dal sole è stato divelto e raso al suolo. Nel walkie talkie si inseguono messaggi frenetici della truppa che sul set continua a lottare contro gli elementi per caricare il materiale. Tuoni e lampi spaccano il cielo. Corriamo col vento negli occhi, ognuno recuperando giacche, valigette o copioni, e si salta nel van per Toronto. I miei li ho tutti, vado a casa abbaia l'autista nel suo walkie che risponde Bene. Buona notte! E si parte, nell'apocalittico scenario di alberi schiantati in mezzo alla strada, pezzi di carta che volano ovunque come nell'Astronave degli esseri perduti e perfino una carrozzina, ribaltata in modo sinistro al centro di un incrocio deserto.

Giorno 34.Mattinata di pioggia non prevista, e mezza giornata di vantaggio che se ne va. Poi si comincia, con Costa Gavras nei panni di un benzinaio e con un sicario che, tentando di uccidere Stanley, viene sparato in aria e si schianta su un pollaio. Appostati sul tetto della stazione di servizio, circondati da cannoncini che sparano in aria cicloni di polvere e piume, ci dedichiamo in dieci all'arte antica del lancio della gallina, mentre i pennuti maledicono il loro agente. A fine giornata salutiamo Tom che ci lascia per andare a sposarsi.

Costa Gavras con controfiguraCosta Gavras con controfigura

Giorno 38. Lascia perdere, Jack: è Chinatown. Nel quartiere cinese -il più grande del Nordamerica dopo S. Francisco- si accavallano odori indefinibili che filtrano anche nel ristorante scelto come set di oggi. Girare tra i cinesi è un incubo: parlano, anzi gridano, durante le riprese in presa diretta e non capiscono (o fingono di non capire) le nostre preghiere di fare piano. Riusciamo comunque ad andare avanti di buona lena, finché non capita un intoppo imprevisto. Una graziosa comparsa è arrivata sul set con un poderoso wonderbra e molta voglia di farsi notare, ma la sua strategia ha funzionato solo a metà: John le ha subito dedicato un'inquadratura personale, senza però dirle che nella sua scollatura dovrà atterrare un involtino primavera sfuggito a Buster Stupid. Il lancio si rivela molto più difficile del previsto: i nostri piccoli attori sbagliano mira cinque volte, quindi tocca a Myron -il primo aiuto regista- che con suo grande smacco sciupa tre tentativi. John prova allora con una manata di riso cantonese che finisce in pieno viso alla malcapitata. Ci salva alla fine l'interprete cinese con un centro perfetto, salutato dall'unanime applauso della troupe.

Giorno 41. Giornata campale. E' domenica, l'unico giorno in cui il sindaco ci consente di monopolizzare un intero isolato proprio al centro di Toronto, e i numeri sono i seguenti: trecento comparse da sparpagliare lungo un intero isolato, due camion dei pompieri, due auto della polizia, un tamponamento a catena di otto automobili e la fuoriuscita di una folla terrorizzata da un edificio. Tutto ciò in una strada piena di vetrate che richiedono doppia attenzione per evitare riflessi indesiderati nell'obiettivo. Si prevede qualcosa come quaranta inquadrature e non ci si può fermare un momento perché domenica prossima il comune inizia certi lavori che rivolteranno la strada da cima a fondo, bloccandola per settimane. Per fortuna, il Signore della Pioggia ha annunciato un rischio acqua di appena il 10%. Infiliamo una scena dopo l'altra, in corsa contro il sole, che oggi tramonta alle 21:03 ma sparirà molto prima dietro ai grattacieli. Le batterie dei walkie talkies vanno via come noccioline, le voci si inseguono, il ciak batte continuamente. Si arriva così a fine giornata senza accorgersene e, volendo, avremmo ancora mezz'ora di luce.

Giorno 43. John lo ripete dal primo giorno: "La parte più divertente del far cinema sono le esplosioni!". Ora, in un capannone abbandonato che abbiamo invaso ieri e che resterà la nostra location fino alla fine del film, siamo arrivati al gran finale: un inferno di spari, scoppi, scintille, lanciafiamme e disastri vari che fanno impallidire la dozzina di automobili sacrificate lungo la strada. Praticamente non c'è scena che non richieda effetti speciali, ma ciò non ci impedisce di realizzare la bellezza di 34 inquadrature, anche se a ogni Cut! bisogna accendere la macchina del vento per sgombrare il set dal fumo acre della polvere da sparo. Si acuisce il senso dell'imminente fine dell'avventura, sottolineato dall'arrivo dei tradizionali regali per la troupe: giacche a vento, magliette e perfino un accappatoio The Stupids (cortesia di Tom Arnold). Inoltre, è il tre agosto: una Stupid-Torta e un breve brindisi sul set celebra il compleanno congiunto di John e del figlio Max, anche lui nel film nei panni di un piccolo teppista che viene innaffiato di vernice bianca.

Giorno 48. "Giorno", si fa per dire. Da ieri si fa il turno di notte, con prima colazione alle 19:30 e pranzo attorno alle due del mattino. Il programma privilegia i protagonisti raggruppando tutte le loro scene nelle prime ore di lavorazione, in modo da mandarli a letto non troppo oltre la mezzanotte. Resta invece con noi Mark/Nedermayer, impegnato nella scena del confronto finale tra i suoi uomini e la polizia. Gli attrezzisti distribuiscono tappi per proteggere le orecchie durante la sparatoria: un inferno di fuoco e fiamme in cui si sparano migliaia di cartucce ma nessuno viene sfiorato da una pallottola. Chiudiamo la serata facendo esplodere uno scatolone di cartone: una, due, tre volte finché l'effetto è quello voluto. Perché crescere, quando si può fare del cinema?

Foto di gruppo del cast alla Warehous 21

Giorno 50. E arriva l'ultima notte. Si girano scene di raccordo, con stunt men vestiti da poliziotti, infischiandosene di una pioggerella troppo fina per apparire sulla pellicola. Finché Myron strepita nel walkie talkie: Signore e signori, è finita! This is a wrap! e tutti affluiscono sotto il tendone che ospita la festa d'addio. Ci si saluta commossi, strette di mano potenti che diventano abbracci quando gli occhi si incontrano e si vede che non basta, non basta un saluto formale a sigillare dieci settimane a contatto stretto, nella stessa grande famiglia che si riunisce per l'ultima volta. Di mano in mano passano biglietti con gli indirizzi, vaghe promesse di rivedersi che verranno dimenticate in una settimana. E poi si mangia, si beve e si balla fino a non poterne più. Il DJ graffia i dischi ma non importa a nessuno mentre il gruppo si sgretola nella notte che rotola via veloce. Ci si allontana mentre la musica continua a suonare. Sopra Toronto ancora addormentata, il sole sta sorgendo.

John Landis

 

Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina