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Breve storia dell' home cinema in Italia (da IACine, 17 e 18 settembre 1999) (© Luca Rea)

(Un altro post di Steve Carenne (Luca Rea) comparso su it.arti.cinema e ripubblicato qui con il beneplacito dell'autore)

Come annunciato e richiesto, procedo col secondo punto che mi interessava approfondire, l' "home cinema in Italia", cioË la possibilitý di vedere film a casa al di fuori dell' offerta televisiva.

IL SUPER 8

Parto dagli anni '70, periodo in cui ha una buona affermazione il super8.
Il super8 era un passo ridotto il cui fotogramma era lievemente pi˜ "corretto" nelle proporzioni e dimensioni dell' 8mm (passo amatoriale in uso in precedenza, soprattutto per riprese ma anche per visioni casalinghe di film).
Il super8 sonoro si proiettava cmq a 24 fotogrammi/sec. (mentre l' 8 andava a 18 fps/sec).
Il buon guadagno in dettaglio e definizione che si ebbe col super8 incrementÚ moltissimo l' utilizzo dello strumento per la visione casalinga di film.
Dapprima con sonoro "ottico", poi con pista magnetica, i titoli realizzati in questo formato per utilizzo casalingo arrivarono in poco tempo ad un numero impressionante (ancora oggi la disponibilitý che si aveva allora di film in super8 rivaleggia con quella attuale di film in video).
Spesso i film venivano pubblicati in versione lievemente o pesantemente tagliata ("ridotti"), questo per venire incontro alla maggiore diffusione di proiettori economici, capaci di supportare bobine (o "rulli) di solito inferiori alla capienza di 180 mt, ma anche per ridurre i costi d' acquisto dei film, per l' epoca davvero esorbitanti a causa dell' utilizzo di pellicola, cmq c' erano anche tanti film assolutamente completi.
Un proiettore sonoro "medio" (in grado di proiettare film "completi") nel febbraio 1978 costava lire 90mila (da catalogo Cine Market della Pamar Tecnocine di Milano).
Un film completo (per esempio "Miseria e nobiltý" in 7 bobine da 120 mt) costava lire 140mila ( ! ).
Questo ovviamente favorÏ lo sviluppo immediato del noleggio, esattamente come sarebbe accaduto in seguito per le videocassette.
Le case produttrici di film in super8 ufficiali (cioË ottenuti con licenza dei proprietari dei diritti dei film) erano parecchie, cito solo la Cifop, l' Ariete, la Selene Films, la Silma, la Technofilm e l' Avo film, le ultime tre poi attive anche come produttrici di videocassette all' inizio degli anni '80 e, la Avo, ancora oggi.
Per chi, abitando a Roma, volesse provare l' emozione di un salto indietro nel tempo, consiglio una visita al negozio "Mabi cinematografica", in Via Salaria se non erro (non lontano da p.zza Fiume); entrate e chiedete di poter vedere i super8, vi porteranno al piano interrato e vi ritroverete in una distesa di centinaia e centinaia di cofanetti contenenti film in super8, da "Luciano serra pilota" al "Lady Frankenstein" giorni fa evocato da Alberto.
A Firenze dovrebbe essere la stessa cosa presso la Sigra Films, di cui ora non ricordo l' indirizzo.
Ovviamente ce ne sono ancora anche a Milano.
Altro punto in comune col seguente panorama delle videocassette era l' esistenza di film "pirata", all' epoca comunemente denominati "neri".
Si trattava di super8 di film completi realizzati clandestinamente a partire dalla solita copia in 35 proveniente dal solito magazzino di distributore locale (vedi post su cinema e tv private).
Personalmente, a parte la valanga di b-movies che ancora mi vanto di conservare in super8, grazie a questo sistema vidi film come "Per qualche dollaro in pi˜" o "La decima vittima".
Molto diffuso anche il super8 per bambini, inteso sia come proiettore (vari modelli pubblicizzati ininterrottamente su Topolino) che come films (bobine singole da 60mt con estratti da film a cartoni animati, comiche, avventurosi ecc.).
Una particolare versione del super8 era quella che racchiudeva piccole bobine di pochi mt in cartucce utilizzabili con le varie tv giocattolo o col mitico visore Cinemaster.
I pi˜ ricchi (e le sale parrocchiali o d' essai) noleggiavano invece in 16mm.
Il super8 fu letteralmente schiantato dall avvento delle videocassette.

IL VIDEO AMATORIALE

Il muro della professionalitý e dei costi esorbitanti (nonchË della compattezza) viene abbattuto dalla Akai con il mitico Akai VT 110, portatile con bobine a nastro di 1/4", in bianco e nero con piccola videocamera reflex, obiettivo fisso (non diaframmabile), peso contenuto.
L' anno era il 1971.
In Italia Peppo Sacchi, regista Rai biellese e votato all' indipendenza, oltre che all' intreprendenza, lo acquista e fonda TeleBiella, la prima tv privata italiana ricevibile via cavo in alcuni posti pubblici della cittý (tipo bar) e da chi faceva un abbonamento.
La Rai farý di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote, fino all' invio di funzionari delle poste che, in diretta tv, con Sacchi deciso a resistere fino all' ultimo coadiuvato dai suoi collaboratori e da un giovanissimo Gigi Garanzini, ne staccano definitivamente il segnale.
Era il 1973, ma la battaglia di TeleBiella arriverý poco dopo alla vittoria col riconoscimento della libertý di trasmissione via cavo (per quella via etere vedi post "cinema e tv in Italia") da parte della Corte Costituzionale.
Nel frattempo era arrivata anche la "videocassetta", col sistema VCR, peraltro scomodo ed ingombrante.
La vera svolta si ha nel 1975, quando la Sony lancia il Betamax.
Cassetta compatta e di ottima qualitý audio/video in riproduzione, sembra destinato per anni al dominio assoluto.
Nel 1976 perÚ la JVC lancia il VHS.
Con cassetta leggermente pi˜ ingombrante del Betamax e qualitý audio/video leggermente inferiore sembra destinato a soccombere, ma come vedremo non sarý cosÏ.
Il momento cruciale si avrý dal 1980 al 1986, con l' inizio della commercializzazione mondiale dei film in videocassetta.
Intanto gli Europei, per non restare indietro, avevano approntato anche loro un sistema di videoregistrazione compatta, il Video2000, realizzato nel 1979 dalla Philips.
Il Video2000 sarý il primo a cedere tra il 1984 e il 1986, per volontý delle stesse case produttrici che, oltre agli altri sviluppi che poi vedremo, si resero conto di aver fatto una grossa stronzata a livello di marketing, il V2000 infatti, pur usando lo stesso identico nastro del VHS, era in grado di registrare la cassetta su due lati (come quelle audio), arrivando quindi (nei modelli con doppia velocitý) a 16 ore di registrazione in un solo nastro; avrebbero venduto cosÏ il 50% in meno di nastri se il V2000 si fosse imposto.
Il bello Ë che quando decisero di disfarsene, nel 1984 circa, cominciarono a far crollare i prezzi dei V2000 a livelli eccezionali (450mila lire circa contro il milione e mezzo degli altri), diedero il via ad una massiccia campagna pubblicitaria incentrata sui prezzi imbattibili, ma non spiegarono il perchË.
In un paio d' anni migliaia di Italiani si ritrovavano con un videoregistratore inutile (non c' erano pi˜ nastri) e dovettero comprarne un altro (io non lo comprai proprio perchË la fregatura era evidente).

I FILM IN VIDEOCASSETTA.

Cosa Ë che porta una novitý al successo in Italia (e non solo) ?
Il sesso.
Come accaduto per Cinema, Tv private, Internet, Panorama ecc. se ci sono delle tette e dei culi le cose andranno bene.
Per i videoregistratori sarý lo stesso.
Tra il 1976 e il 1979 la produzione di videocassette con film preregistrati aveva mosso i primi passi, ma soprattutto all' estero e molto timidamente (il videoregistratore era ancora un qualcosa di troppo elitario).
Il primo settore che iniziÚ ad ottenere una buona risposta ai tentativi di produzione per il mercato video fu quello del porno.
Giý col super8 una enorme fetta di mercato per quanto riguarda il "software" era appannaggio delle pellicole "spinte" (erotiche e poi hard d' importazione per lo pi˜ scandinava) e molti rivenditori specializzati, anche in Italia, si erano occupati prevalentemente di quel settore.
Alla fine del 1978 in un negozio specializzato di Viale Certosa a Milano appaiono le prime videocassette con film preregistrato, si tratta ovviamente di film hard, di produzione scandinava ma acquistati in Germania per circa 50mila lire dell' epoca e rivenduti a 200mila.
In pochi mesi diversi clienti abituali del negozio acquistano un videoregistratore e si tuffano nel pionierismo a luci rosse.
Molti seguiranno l' esempio dell' intraprendente importatore, ma per un paio d' anni ancora si tratterý di un priviliegio riservato a pochissimi, mentre, all' alba del 1980, il mercato video a luci rosse nel resto del mondo Ë giý una realtý affermatissima.
Per gli appassionati ricordo etichette come la Taboo o serie come Swedish Erotica o "attrici" come DesireÈ Cousteau o Seka, o titoli come "The opening of Misty Beethoven"; in questi nomi e titoli c' Ë lo "strumento" che ha permesso anche in Italia lo sbarco definitivo del videoregistratore (oltre, in seguito e in piccola parte, ai mondiali di calcio del 1982, ai film "pirata" di prima visione e a motivazioni pi˜ edonistiche per il boom definitivo nel 1985-1986).
Tra i pionieri del video-erotico c' Ë anche il mitico Russ Meyer, che nel 1981 dý alle stampe le prime cassette dei suoi cult movies, ma in questo caso non si tratta di hard, anche se ottiene subito buoni risultati.
In Italia non ci si decide ad iniziare una vera produzione di videocassette hard, ma si continua ad importare e, nel 1980/81 a produrre videocassette di film tradizionali.
Alla Fiera di Roma del 1981 il panorama Video diventa una realtý con tutte le sue sfaccettature, sebbene tutto ancora molto ridotto.
Nel novembre 1981 l' editore Newton, giý specializzato nel settore dell' Hi Fi, vara una nuova rivista: "Video".
Una rivista dedicata in vendita nelle edicole nel 1981 Ë un segno netto dell' importanza dell' anno in questione per l' argomento trattato.
In quel momento il numero di film in videocassetta disponibili in Italia (ufficialmente) supera di poco i 500.
Ci sono diverse etichette che operano in questo settore: Domovideo, Avo Film (col nome Avo Program), Cinehollywood, Torinovideo, Cvr (poi divenuta General Video) e la fantomatica Hobby Video/Camen Cinematografica, le cui cassette sono da sempre le pi˜ introvabili della storia dell' home video italiano.
Appaiono anche cassette col marchio Technofilm e Silma (vedi IL SUPER 8 nella parte 1 di questo post), anche queste piuttosto fantasmatiche e oggi rarissime (soprattutto le seconde), oltre a diversi minori di altrettanto scarsa circolazione (Isa Film, Jolly film...).
La stragrande maggiornaza dei titoli pubblicati durante questa fase iniziale di produzione video italiana proviene dal settore commerciale del cinema e dalla serie b, c e z e, ovviamente, da quei vecchi film erotici o pseudo tali, i cui titoli lasciavano immaginare (in un 1981 invece giý votato al vero hard) ben altre trasgressioni.
Le etichette video provavano cosÏ, con film erotici, soft o vecchi horror dal titolo equivoco ("Riti, magie nere e segrete orge nel '300" della Hobby Video/Camen Cin., tanto per fare un esempio) a cercare di connettersi contemporaneamente anche al sempre pi˜ remunerativo settore dell' hard d' importazione, riuscendo, un po' furbescamente, a tenersi a galla durante gli stentati inizi (non tutti, visto che la citata Hobby Video/Camen sparÏ in un batter d' occhio, e cosÏ altre etichette, peraltro poco affidabili in quanto a regolaritý dei titoli pubblicizzati).
Intanto l' industria Hard cinematografica italiana aveva preso a funzionare a pieni giri e, di lÏ a breve, sarebbero iniziati i trasferimenti in video di tali film, per la prima commercializzazione di video hard italiana non d' importazione.
Assolutamente latitante, durante tutta la fase iniziale dell' home video, il cinema d' autore italiano (tranne qualche caso, peraltro molto molto sospetto circa l' ufficialitý della cassetta), anche perchË la "serie b" costava meno in diritti e rendeva di pi˜ (e le vendite erano incoraggianti ma non certo ottimali in quel periodo).
Qualche titolo e qualche prezzo del 1981 :
"Tommy" di Ken Russel, cassetta Cvr, confezione in cartoncino plastificato lire 45500 per Vhs o Betamax, lire 53500 per V2000.
"Cassandra crossing" di George Pan Cosmatos, Cvr, idem, lire 56mila Vhs e Beta, lire 63mila V2000.
Prezzi in media simili per le altre etichette (con punte di 90mila).
Qualche altro titolo tra i primissimi usciti in Italia:
"La montagna sacra" di Jodorowsky (Cvr)
"Terror" di Franco Prosperi (Cinehollywood)
"Crash ! Che botte... - strippo, strappo, stroppio" di Bitto Albertini (Torinovideo)
"La caduta delle aquile" di J. Guillermin (Domovideo)
"Chang, il duro del Kung fu" (Avo film) ecc.
Nel 1982/83 fa capolino anche la pirateria e subito si fý attivissima.
Tra i primi film piratati "Grand Hotel excelsior" di Castellano & Pipolo, "I due carabinieri", "Ghostbusters", film di Walt Disney e classici ancora non disponibili ufficialmente all' epoca (soprattutto "Guerre stellari", "ET", ed "Apocalypse now").
Come accennato nella parte 1, la battaglia tra i sistemi sembrerebbe favorire la qualitý e compattezza del Betamax, ma stranamente i film reperibili, sebbene pubblicati in tutti i sistemi dalle case produttrici in Italia e all' estero, sono quasi sempre in VHS (come se le copie stampate in VHS fossero quasi sempre molto pi˜ di quelle stampate in Betamax o V2000). Strano anche perchË, almeno in Italia, il videoregistratore pi˜ venduto all' inizio era proprio il Betamax.
Cosa era successo cmq, che permetteva questa predominanza di hardware e software VHS nei negozi del periodo ?
Semplice: la JVC aveva svenduto il brevetto a tutti, permettendo a chiunque di produrre apparecchi VHS e/o connessi e i produttori di video lo sapevano bene.
Fu cosÏ che il VHS si impose.
Il 1985 fu l' anno definitivo per la diffusione del mezzo in Italia.
Ormai il videoregistratore era diventato uno status symbol notissimo e l' italiano medio non puÚ rinunciare agli status symbols.
Prendete il numero totale di videoreg. presenti ora in Italia, sottraete quelli usati solo per l' hard, sottraete quelli (tantissimi) i cui proprietari non hanno mai imparato come si fa a programmare una registrazione, sottraete quelli (tanti) che non lo hanno mai usato per registrare ma solo come lettore ed i restanti vi daranno il numero attuale di possessori che non lo hanno acquistato solo perchË debbono averlo tutti in casa se no che figura...
Ecco perchË, per esempio, in Italia non si Ë mai imposto il laserdisc (all' estero una vera manna per i cinefili).
Tornando alla pirateria bisogna notare come questa, nei primi anni del boom (1985-1991) l' abbia fatta da padrona nel mercato video con le prime visioni.
Talmente da padrona da mettere in crisi pure la tv che non riuscÏ a far altro che cercare di avvicinarsi sempre pi˜ al discorso della "prima visione", a suon di film in esclusiva appena consentito dalla legge (12 mesi dall' uscita al cinema prima, 8 poi) e a sbattere marchi "PRIMA TV !" su qualunque cosa, anche i tg.
Di conseguenza il mercato video del dopo boom dovette adeguarsi e si indirizzÚ anch' esso totalmente alla riproposizione di successi il pi˜ possibile recenti.
I pochi che hanno tentato un discorso sulla memoria cinematografica (Pantmedia, ad esempio) sono stati presto costretti a chiudere.

Per la situazione della disponibilitý attuale ci sarý, credo, bisogno di un ulteriore post dedicato, come giý detto in passato, in generale alla reperibilitý di vecchio cinema in Italia.

Grazie per l' attenzione

Steve (o Luca)

 

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