All'epoca dell'uscita di "Full Metal Jacket", un solo giornalista fu autorizzato a intervistare il regista a proposito del film. Quell'uomo era il critico francese Michel Ciment, già allora autore della più monumentale opera critica sulla filmografia di Kubrick, aggiornata di film in film e uscita ora in quella che nel frontespizio viene definita -con un'espressione che risuona come una porta di bronzo- "Edizione definitiva". Ciment ha avuto il privilegio di conoscere il regista all'epoca dell'uscita di "2001: Odissea nello spazio" a cui aveva dedicato un'analisi approfondita: era l'inizio di un'amicizia che sarebbe durata trent'anni e i cui frutti sono raccolti in questo libro. "Kubrick" è una vera e propria miniera di fotografie, di informazioni preziose, di analisi critiche e di interviste che completano idealmente la ricerca maniacale effettuata da Vincent LoBrutto per il suo "Stanley Kubrick, l'uomo dietro la leggenda". Kubrick parla in prima persona in ben tre interviste, dedicate ai film "Arancia meccanica", "Barry Lyndon" e "Shining" (e in una quarta, atipica, che il regista ha riscritto di suo pugno sulla base dell'intervista su "Full Metal Jacket") ma il libro offre anche preziose testimonianze del produttore James B. Harris, dello scenografo Ken Adam, del direttore della fotografia John Alcott e di attori come Malcolm McDowell ("Arancia meccanica"), Marisa Berenson ("Barry Lyndon"), Jack Nicholson e Shelley Duvall ("Shining"). Confezione lussuosa e impeccabile se non fosse per una discutibile traduzione di Lorenzo Codelli che pullula di francesismi insensati (in alcune interviste si abusa in modo insostenibile del passato remoto) e quando cita brani dei dialoghi dei film li ritraduce bellamente senza andare a vedere come siano stati resi nelle edizioni italiane del film. Piccoli nei, certo, ma si poteva farne a meno.

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