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PROVA DI FARSA
(Primavisione Cinematografica anno XII novembre 1991, n. 11)

ROMA, gennaio 1995

John Landis

Anno dopo anno, la Storia del Cinema secondo John Landis si arricchisce di nuovi capitoli imprevedibili e tutti da esplorare. Alla faccia di chi ancora insiste a ridurlo nell'etichetta di regista del demenziale, Landis ha fatto di "Oscar" un farsa di tipo neoclassico, dove il gergo di Damon Runyon incontra Feydeau in una cornice scenografica da Studio System. Ma il film è anche un raffinato tentativo di riabilitare come attore Stallone - visto il calo subito dai suoi ultimi rambi - nel ruolo perfettamente simmetrico di un gangster che si sforza di imboccare la retta via. Se l'ambientazione nel 1951 rinvia a "Scarface" e Howard Hawks, la scelta di attori come Kirk Douglas e Yvonne de Carlo rievoca invece la fine degli anni '40 e i '50; i titoli di testa sono puro George Pal, gli esterni sono gli ultimi fotogrammi mai girati negli studi Universal prima dell'incendio che un anno fa li ha devastati. E in piu ci sono tutti i consueti intrecci di riferimenti interni al cinema di Landis, dalla citazione di "Minnie the moocher" al ritorno di attori come Peter Riegert ("Animal House") e Don Ameche ("Una poltrona per due"), ai cameo di Joe Dante e dello sceneggiatore Jim Mulholland (che interpreta proprio Oscar). Landis raccolta la genesi del suo film con una generosità entusiasta, apre parentesi e digression!, gesticola e ricorre a effetti sonori impossibili da trascrivere. Sembra un'intervista, ma è già cinema.

Quando il soggetto di "Oscar" è arrivato sulla tua scrivania, era già nella sua versione definitiva?

LANDIS: No! L'"Oscar" che Jeff Katzenberg mi ha proposto si svolgeva oggi ed aveva come protagonista un robivecchi del New Jersey che dava una grande festa. Lo script non mi piaceva, ma c'era una sottotrama interessante su sua figlia ed il suo contabile. Per coincidenza il giorno dopo ero a pranzo con Arnon Milchan, che mi ha detto "Oscar? Quello con Louis de Funes!" Allora sono andato alla Disney chiedendo notizie, ma loro avevano comprato la storia da Carlo Ponti e non ne sapevano nulla. Ho chiamato Ponti e gli ho chiesto di vedere il film. Mi ha risposto: "No. Deve essere americano." Allora l'ho mandate al diavolo e mi sono procurato sia il film sia la commedia da cui era stato tratto: il testo, del 1959, era stato scritto per De Funes e si svolgeva tutto nella casa di un commerciante di sapone. Gli elementi farseschi che mi avevano attirato nello script erano molto piu forti. Il film non era granché, anche se De Funes era molto molto buffo. Mi attirava l'idea della farsa, e l'ho spostata nel 1931 dato che è un genere non certo attuale.

Girare una farsa oggi è piuttosto rischioso...

LANDIS: Me ne sono accorto! Sono soddisfatto del risultato, ma "Oscar" è un film difficile per il pubblico contemporaneo. Ha un inizio molto lento e richiede agli spettatori molta attenzione. Oggi la televisione ha contribuito ad accorciare moltissimo i tempi di concentrazione del pubblico. Inoltre da Stallone ci si aspetta solo che si spogli e uccida qualcuno! Lo prendevamo in giro dicendo che aveva piu dialogo in "Oscar" che in tutti i suoi film precedenti!

Come ti e venuta l'idea della sequenza dei titoli di testa?

LANDIS: Poiché "Oscar" e" una farsa classica, assai diversa dalle commedie contemporanee, dovevamo avvisare gli spettatori che ciò che stavano per vedere sarebbe stato molto teatrale, e da qui e venuta l'idea del teatrino, con tanto di palco e sipario.
Negli anni '30 e '40 George Pal girò tutta una serie di film con i Puppetoons. Erano dei pupazzi animati fotogramma per fotogramma, col sistema della sostituzione. Invece di avere, come in "King Kong", una sola figurina snodata a cui si facevano prendere le varie posizioni, si sostituiva tra uno scatto e l'altro l'intera figurina. David Allen ha animato il pupazzo proprio con questo sistema: 36 teste diverse, una per ciascuna espressione.

A cosa si deve la scelta di Kirk Douglas come padre di Stallone?

LANDIS: Veramente io volevo Victor Mature. E' assolutamente identico a Stallone! Ma lui voleva troppi soldi per lasciare i suoi campi da golf a Palm Springs. Allora mi sono ricordato di Kirk Douglas in "La fratellanza" di Martin Ritt, in cui era un mafioso, ed in parecchi altri suoi ruoli da italiano. Da vera Star, Kirk si è subito reso conto del valore del ruolo: appare nella prima scena, schiaffeggia Stallone, se ne va e si parla di lui per tutto il resto del film.

E come mai hai pensato a Stallone?

LANDIS: Avevo bisogno di una vera star a cui ancorare il film. Se "Oscar" fosse stato girato negli anni '30, ci sarebbe stato James Cagney o Edward G. Robinson. Stallone è rimasto scioccato dalla mia proposta. Ma io non mi ero reso conto di che razza di icona culturale fosse diventato, finché durante la Guerra nel Golfo non ho saputo che Saddam Hussein parlava di Rambo!
Comunque io volevo una star, e non di commedie. Non se lo ricorda nessuno, ma in "Animal House", a parte Donald Sutherland e John Belushi, nessuno aveva mai fatto commedie: erano tutti attori seri, di teatro, shakespeariani... e molti di loro poi sono rimasti intrappolati nella commedia! (ride)

Nei titoli di coda, tra gli attori c'è anche Joe Dante nel ruolo di' 'faccia sul pavimento della sala di montaggio"! Cosa è successo?

LANDIS: Era in una scena che è stata tagliata! Hai presente quando nel film Stallone dice: "Trovate il contabile e portatelo qui!" I suoi tornavano poco dopo con un Joe Dante molto maltrattato, con gli occhiali di traverso, dicendo: "E un contabile! Ha le scarpe marroni..." e Stallone rispondeva "Riportatelo al parco, magari la sua famiglia e ancora là"! Ma non funzionava, e allora... zac.

L'incendio che ha distrutto gli studi Universal durante le riprese, ha reso necessario qualche cambiamento nella trama?

LANDIS: Oh, sì, l'incendio! Avevamo costruito questo splendido set, tutto l'interno della casa ed il cortile in quelli che ora si chiamano Warner Hollywood Studios, ma per 45 anni erano stati gli studi Samuel Goldwyn, e prima ancora appartenevano alia United Artists, dopo essere stati costruiti da Mary Pickford. Volevo che si "sentissero" gli studios, dietro al film, ed anche gli esterni si dovevano girare nella Brownstone Street, una strada di New York ricostruita lì ed utilizzata per qualcosa come mille film.
Avevamo nove giorni di riprese sulla strada. Ne abbiamo fatti cinque. Siamo andati a casa. Ornella Muti mi telefona: "Accendi la televisione." "Perché?" faccio io. "Accendila". Accendo e GLI STUDI UNIVERSAL SONO IN FIAMME! Molto spettacolare, devo dire, fiamme di trenta metri. La mia reazione è stata: "Oh, mio Dio. Il nostro set!" E mia moglie: "Tutti i costumi sono là!". Era tutto lì: oltre ai set e ai costumi ci siamo giocati i camion, tre macchine da Presa Panavision, una gru snodata... tutto! Comunque il giorno dopo c'è stata una riunione. II film era finito per il 90 per cento. Deborah [Nadoolman. Moglie di Landis e sua costumista NDR] con grandi spese è riuscita a rifare tutti i costumi in una settimana. Siamo andati in Florida, dove la Universal ha dei nuovi studi-luna park, e abbiamo costruito una facciata identica, dove abbiamo finito gli esterni. Ci sono scene in cui una angolazione è girata in Florida ed il controcampo e a Los Angeles, macchine che partono in California ed arrivano in Florida! Ma non credo che si veda la differenza.

Ti ricordi qualcuno del film che hai girato in Europa, ai tempi in cui facevi lo stunt?

LANDIS: Ho fatto un sacco di spaghetti western, in cui facevo qualunque cosa mi lasciassero fare. Per lo piu ero comparsa, assistente per i dialoghi e stunt man. Soprattutto mi sparavano buttandomi giù da cavallo. In "lo sono Valdez", un western spaghetti di Michael Winner, ho avuto la mia prima battuta in un film. Tutti questi film si giravano in Almeria: io scrissi a mia madre a Los Angeles dicendo: "Sono in questo film, ho una battuta!". Lei va al Grauman Chinese Theatre, a Hollywood, per vedermi. Nel film sono un messicano, capelli lunghi e baffoni che arriva a cavallo da Burt Lancaster e dice soltanto: ''.. .Valdez!". Lui si gira e....bang! bang! bang! mi fa secco! (ride) Mia madre scoppiò in lacrime e fuggì dal cinema!

Come in "Anno 2000; La corsa della morte'', in cui è proprio Stallone ad ucciderti!

LANDIS: Anche lì! Ho appena tre righe di dialogo e poi lui mi tira sotto con la macchina. Mentre ero a pranzo con Stallone per "Oscar" gli ho detto: "Sai, abbiamo già lavorato insieme prima...". Non si ricordava, il bastardo! (ride)

Un elemento ricorrente nel tuo lavoro sono gli omaggi a certi film. Le partecipazioni straordinarie di personaggi celebri...

LANDIS: Si, ma sempre cercando di non distrarre dal film; la trama deve restare il centro dell'attenzione. E' come questa moda americana di utilizzare movimenti di macchina molto elaborati; io cerco di fame a meno, non perché siano brutti ma perché penso che se cominci a dire "Wow, che ripresa strepitosa!" sei irreparabilmente fuori dal film! La maggior parte dei registi impazza con il Louma, la Steadycam e queste diavolerie, e ti ritrovi ad ammirare la tecnica; il che dovrebbe succedere solo quando un film lo vedi per la seconda o la terza volta.
"Un lupo mannaro americano a Londra" fu il secondo film in assoluto ad usare la Steadycam, perche era nuovissima; l'ho usata per le soggettive del lupo: oggi non ne posso più di quelle riprese. Ormai è un clichè per qualsiasi killer.

E' vero che hai appena girato un video per Michael Jackson?

LANDIS: Sì, per il nuovo singolo dal nuovo album. L'album si chiama "Colors", il singolo "Black and White". E' molto piu spettacolare di quanto io volessi. Abbiamo discusso molto: io lo vorrei breve, lui vuole "Via col vento". E poi a gennaio inizio "Innocent Blood", con Anne Parillaud.

In Italia non si sa ancora niente di "Dream On", che hai realizzato per la televisione. Di che si tratta?

LANDIS: E un tentativo di fare una serie di buona televisione. E' veramente difficile mantenere un buon livello. Io ho diretto il pilota e il primo episodio di ogni anno, e sono il produttore degli altri. Siamo già al terzo anno. Il protagonista è un editor e in pratica si vedono i suoi pensieri illustrati da pezzi di vecchissimi show televisivi degli anni '50. E' difficile da spiegare, ma quando lo vedi ha un senso. Ha molto successo.

L'ultima domanda: ci sono novità a proposito del tuo progetto per un film su "Lone Ranger"?

LANDIS: Magari. George MacDonald Fraser (sceneggiatore dei "Tre moschettieri" di Lester, NDR) ha scritto la sceneggiatura. Ma credo che ci vorrà ancora parecchio tempo.

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Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina