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INTERVISTA CON STEVE JOHNSON

Vogliamo cominciare a fare un po' di distinzioni? Secondo la pubblicità, è Giger il creatore dell'alieno di "Species", ma da quanto ho capito il suo contributo si limiterebbe al treno fantasma che appare in una scena onirica...

Quel che è successo è che Giger è stato incaricato di disegnare Sil, la ragazza aliena protagonista del film. Però oggi Giger ha praticamente abbandonato la pittura, così si è limitato a darci alcuni schizzi molto abbozzati che ci sono serviti come base per il nostro lavoro. In realtà abbiamo poi finito per utilizzare come guida anche tutto il complesso della sua opera: sostanzialmente, tutto ciò che lui ha fatto negli ultimi trent'anni è stato disegnare Sil, ossia quelle creature biomeccaniche, meravigliosamente erotiche, che hanno giustamente fatto la sua fortuna. Diciamo che, al di là dell'idea principale, Giger si è limitato poi ad essere consulente per gli altri effetti del film. Oltre a Sil abbiamo dovuto creare una quantità di altri effetti: molte trasformazioni, molte versioni di ogni creatura, effetti di gore e via dicendo.

Quanto tempo avete impiegato per "Species"?

Abbiamo avuto circa tredici settimane dall'inizio fino a quando abiamo girato le prime scene con la Sil animatronica. Tredici settimane durante le quali abbiamo anche realizzato altri effetti più semplici. Tutto compreso, direi che alla fine ci saranno voluti quasi nove mesi.

Parli della Sil animatronica come se ce ne fossero altre...

In effetti esistevano almeno tre tipi di animazione: prevalentemente, Sil è una creatura animatronica -controllata cioè con una serie di cavi nascosti. Abbiamo realizzato diverse versioni della testa, ad esempio una che resistesse all'acqua per le sequenze subacquee e una per i primi piani con una maggiore varietà di funzioni. In tre o quattro inquadrature veloci, però, è stata usata una donna con un costume da alieno. Infine, soprattutto per la sequenza finale, si tratta di una creatura generata dal computer.

Non hai paura che il crescente utilizzo del computer finisca col tagliare l'erba sotto i piedi a quelli che, come te, utilizzano materiali come gomma e lattice schiumato?

No. Credo anzi che [l'uso del computer] sia un'ottima cosa. Ad esempio: se mi arriva uno script che prevede diecimila farfalline che passeggiano su un soffitto, non ho nessuna voglia di inventarmi un sistema per realizzare la scena fisicamente: al di là del costo, sarebbe un incubo logistico. Per ora è vero che il computer tende ad essere utilizzato un pò troppo -perché va di moda- nonostante non siano ancora molte le compagnie in grado di offrire un prodotto di prima qualità. Penso però che lo sviluppo di queste tecnologie renderà gli sceneggiatori sempre più liberi, come è accaduto all'inizio degli anni Ottanta quando gli effetti di makeup hanno cominciato a divenire popolari. Le sceneggiature possono permettersi idee sempre più bizzarre, e il lavoro non può che aumentare. La mia società -e l'intera comunità degli effetti speciali a Hollywood- non ha mai avuto tanto lavoro. Basta pensare che Jurassic Park e Species non si sarebbero mai potuti fare senza il computer, e che Stan Winston e io ci abbiamo guadagnato perché siamo stati chiamati a realizzare gli aspetti fisici dei vari effetti.

Al di là di questo, hai collaborato direttamente con i responsabili dell'animazione al computer?

Naturalmente. Abbiamo preparato per loro sculture del corpo con i vari strati di vernice perché potessero replicare il colore esatto della pelle degli alieni. E anche sculture destinate ad essere lette dal computer attraverso uno scanner.

La trasformazione nel treno, è animatronica o computerizzata?

Tutte e due. Siamo riusciti a utilizzare entrambe le tecniche in modo che il pubblico non riesca a vedere il trucco. All'inizio della scena, al viso della ragazza sono state applicate delle protesi -poiché l'imminente evoluzione la spinge a mangiare esageratamente doveva apparire molto ingrassata- alle quali abbiamo agganciato dei normalissimi fili da pesca. Dieci o dodici persone fuori campo tiravano i fili in modo da dare l'impressione che strane strutture tubolari stiano muovendosi sotto la sua pelle. Poi, semplicemente, abbiamo digitalmente cancellato i fili da ogni fotogramma. In alcuni punti, poi, avevamo sistemato la protesi in modo che la pelle si rompesse e ne uscisse un piccolo verme traslucido di cinque o dieci centimetri. Infine è stato usato il computer per estendere questi vermi a lunghezze notevoli: possiamo dire che, nella scena, qualsiasi cosa cresca più di dieci centimetri è generato dal computer.

Quali sono state le difficoltà principali in "Species"?

E' sempre molto difficile tradurre nella realtà il lavoro di un artista come Giger, poiché il suo modo di lavorare privilegia l'atmosfera generale piuttosto che la credibilità fisica. E' un pò come cercare di scolpire Braccio di Ferro: lo vedi sempre da un lato e a tre dimensioni non funziona più. Fortunatamente, io avevo già lavorato con Giger, in Poltergeist II, e quindi conoscevo già alcune delle difficoltà a cui andavamo incontro. Ho cercato di usare, nel modellare le creature, la stessa tecnica di Giger: lavorare in fretta, abbozzare più che curare il dettaglio, salvaguardare l'atmosfera senza cercare necessariamente una credibilità fotorealistica.

Pensi che in qualche modo l'aver visto altri film ispirati dall'opera di Giger (come ad esempio "Alien" ) possa averti reso le cose più facili?

Per la verità non ho fatto molta attenzione al lavoro degli altri, perché non mi pare che, fino ad ora, il lavoro di Giger fosse stato ben trasferito sullo schermo. A differenza degli altri, ho sempre cercato di mantenere uno stretto rapporto con Giger durante la lavorazione: gli ho spedito videocassette dei nostri test e praticamente non passava giorno senza che fossimo in contatto attraverso il telefono o il fax. Temo che nessun altro, finora, si fosse davvero sforzato di compiacerlo e forse è anche per questo che si è detto entusiasta del mio lavoro su questo film.

Nel film ricorre una sequenza quasi onirica, opaca e molto strana, che sembra suggerire una scena di sesso tra alieni. E' opera tua?

Si tratta in effetti proprio di una scena di sesso tra Sil e una sua versione maschile e confesso che è opera mia. Abbiamo studiato la sequenza per confondere gli spettatori: così l'abbiamo girata in un serbatorio d'acqua, con luci strobo e con un super grandangolo per deformare l'immagine. Non volevo che sembrasse l'amplesso di due persone in costumi di gomma, così ho fatto tutto ciò che potevo per spezzare le linee del corpo umano. Sempre ispirandomi al lavoro di Giger per Alien, ho aggiunto quei tubi che escono dalla schiena, otto zampe da crostaceo e diversi altri dettagli in modo che nell'acqua si vede un sacco di roba che si muove ed è piuttosto difficile capire veramente cosa sta succedendo.

La scena era descritta come scena di sesso già nella sceneggiatura?

Non era neanche menzionata. Devo anzi dire che Roger [Donaldson] mi ha lasciato completamente libero di fare ciò che volevo. Semmai, l'unico che mi ha dato indicazioni è stato [il produttore] Frank Mancuso che si è limitato a chiedermi una sequenza sufficientemente astratta da poter essere usata diverse volte nel film. Opera mia, insomma, o meglio di me e del mio team, visto che il nostro è sempre un lavoro di squadra.

"Species" segna il debutto di Roger Donaldson nel genere horror o fantastico. Che impressione ne hai avuto?

Direi che Roger sa esattamente ciò che vuole. Il produttore l'ha voluto proprio perché, non essendo un regista di genere, avrebbe potuto porre l'enfasi sui personaggi e sulle emozioni, ambientando il film in una cornice molto realistica. Se Roger non fosse un regista così deciso, potrei avere del risentimento a proposito di tanto materiale che abbiamo realizzato e che alla fine non è stato utilizzato nel film. Invece sono perfettamente sereno: Roger ha avuto il film che desiderava e non spetta certo a me metterlo in questione. Forse, se fossi stato io il regista, avrei dato maggior risalto alle mie creature, mentre Roger stato scelta per il motivo opposto: Frank [Mancuso] non mirava a fare un film di mostri, come del resto è evidente nel prodotto finale.

E' un punto di vista interessante. Di solito i creatori di effetti lamentano che le loro creature non siano sfruttate a dovere.

Me ne rendo conto, ma è un atteggiamento ristretto e un pò infantile. Credo che si debba invece pensare al prodotto finale. Senza voler pretendere di dirigere o produrre, mi sforzo di contribuire a fare il miglior film possibile nelle circostanze in cui lavoro. E' anche una questione di esperienza: anche io, una volta, ero deluso dal fatto che tutto il mio lavoro non avesse il rilievo che speravo. Ma fare film è anche e soprattutto collaborare con gli altri, pur mantenendo la consapevolezza di aver dato il meglio. Poi, se il film va bene, la soddisfazione è massima. Species ha incassato 17 milioni di dollari nel primo weekend: chi dice che sarebbe andato meglio se mi fossi crogiolato nei miei effetti?

Dunque non hai nel cassetto alcun progetto come regista?

In realtà ne ho uno, di cui però non posso anticipare nulla. Posso dire solo che sarà un film incredibile, al di là di ogni immaginazione. Sarà uno dei più difficili progetti animatronici mai tentati sullo schermo. L'idea è di un personaggio molto importante, che mi ha offerto di svilupparlo insieme. Sta diventando una storia veramente bizzarra, con immagini davvero sensazionali -che non ho ancora idea come faremo a realizzare. Penso che questa persona mi abbia proposto la cosa perché, avendo già lavorato con me, è convinto che io possa farcela.

Che direttive hai avuto da John Landis per "The Stupids", e non temevi i possibili confronti con le creature di Rob Bottin per "Explorers" di Joe Dante?

Adoro gli alieni di Explorers, quindi lo prendo come il massimo complimento. Detto questo, mi sono sforzato di allontanarmene il più possibile. Temo che qualsiasi alieno da cartone animato sarà sempre paragonato a Explorers, così come un extraterrestre realistico dovrà sempre fare i conti con E.T. Però credo che paragonare i miei alieni con quelli sia come paragonare Bugs Bunny a Daffy Duck: se esistesse solo Bugs Bunny e qualcuno venisse fuori con Daffy Duck, tutti direbbero: "Wow, sembra Bugs Bunny!" L'unica direttiva che abbiamo avuto è stata di farli buffi ed esagerati. La cosa interessante è che sono in parte animatronici e in parte maschere: poiché nel film hanno alcune battute, la loro bocca doveva essere infatti perfettamente naturale, ma non volevo essere costretto a rispettare l'anatomia del cranio umano. Ci siamo completamente lasciati andare con i nasi, perché la sceneggiatura prevede che si mettano le dita nel naso, e ci siamo voluti divertire anche con gli occhi. Sapevo che dovevano arrabbiarsi e ho pensato a lungo su come farlo accadere in un modo nuovo: così è nata l'idea che gli occhi mettessero a fuoco il giornale che stanno leggendo e abbiamo progettato le pupille perché potessero restringersi ed allargarsi a comando.

L'altra indicazione era che ogni movimento fosse esagerato, come in un cartone animato: così un arricciare il naso doveva diventare un movimento frenetico. Ho visto il girato e ne sono molto soddisfatto, anche perché mi ha permesso di esercitare il mio senso dell'umorismo.

E' la seconda volta che lavori con John Landis...

Per la verità è la quarta. Tanti anni fa, quando lavoravo con Rick Baker, ho fatto Un lupo mannaro americano a Londra. Amore all'ultimo morso è stato il primo film di John con la mia società. Quindi abbiamo fatto alcune cose per Beverly Hills Cop III, per lo più fantocci animati per alcune delle scene di azione. E dopo The Stupids, faremo il remake televisivo di The Munsters per la società di produzione di John, la St. Clare Entertainment.

Rispettando il look originale dei personaggi?

Sì. Cerchiamo il massimo di fedeltà.

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Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina