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DREAM ON - Da "SegnoCinema" (1995)

Dream On - il logo

Chi l'ha visto? La prima stagione del telefilm Dream On, prodotto (e talvolta diretto) da John Landis per la HBO, è stata trasmessa per ben due volte su Italia 1 senza che quasi nessuno se ne accorgesse: fin dal primo passaggio, la serie è stata confinata senza la minima promozione nella fascia notturna, e cancellata una volta su due dallo sforare di un letale talk show di Paolo Guzzanti (in compenso, durante la replica si è giunti spesso ad accorpare due episodi in uno, a seconda delle esigenze di palinsesto). Senza voler pretendere per autori e spettatori un rispetto che sembra non essere di questo mondo, sarebbe parso logico quantomeno che si approfittasse del nome di Landis per incrementare l'ascolto. Così invece, lo show è passato pressoché inosservato, senza ripetere da noi i successi riscossi in Francia ed Inghilterra.

Nato nel 1990 ed ormai giunto negli States alla sua sesta stagione, Dream On ha per protagonista l'antieroico Martin Tupper (Brian Benben), editor in una piccola casa editrice e neo-divorziato da una donna che ama ancora. Insoddisfatto da una professione che mortifica le sue ambizioni letterarie, Tupper soffre soprattutto della sua sconfitta matrimoniale. La rottura con la moglie è resa più umiliante dal continuo confronto a distanza con un rivale che è l'archetipo di una perfezione semidivina: il fantomatico Richard, che non ci viene mai mostrato ma di cui tutti parlano con la devozione fanatica riservata a un Messia. Ma Tupper deve confrontarsi anche con gli altri due personaggi fissi della serie: Toby, segretaria cinica e disincantata, e il presentatore Eddie, di cui invidia -senza riuscire a farla sua- la superficiale noncuranza con cui affronta i problemi. L'unica sua difesa è un ottimismo tenace e disperato, che giustifica il titolo esortativo: Dream On significa pressappoco "Continua a sognare" nel senso di trovare nella capacità di sognare la forza per tirare avanti.

La maturità dei temi proposti dalla serie, caratterizzata anche da un linguaggio e da una franchezza sessuale inedita in un prodotto televisivo, si giustifica osservando che Dream On nasce per la TV via cavo e non subisce quindi le limitazioni imposte a reti con un pubblico familiare. Non che questo garantisca una libertà assoluta (gli autori confessano che la predominanza maschile tra gli abbonati a HBO fa sì che spesso vi siano pressioni per accentuare i toni più sexy) ma certo consente un controllo creativo inimmaginabile sui grossi network pubblici, adusi ormai a tarpare le ali ad ogni progetto non allineato agli insulsi standard del prodotto medio. Oltre all'assenza di restrizioni censorie -che pure ha avuto un ruolo non marginale nel determinare il successo della serie- la diffusione via cavo (quindi per un pubblico in qualche modo già selezionato) ha consentito a Landis di inaugurare con Dream On uno stile narrativo tutto suo basato su un montaggio assolutamente anticonvenzionale.

L'idea è quella di illustrare le emozioni del protagonista mediante brevi clip di vecchi telefilm in bianco e nero: una trovata che deve qualcosa al fumetto, tanto che l'intenzione originale era quella di utilizzare dei veri e propri thought balloons (le classiche nuvolette del mumble mumble, collegate al personaggio pensante con una serie di subnuvolette in luogo del solito codino). La soluzione definitiva è stata invece un inserimento a stacco, sì che gli inserti sospendono per un istante la continuità della narrazione che tuttavia, subito dopo, riprende a fluire come se l'interruzione non ci fosse stata. Per certi versi lo schema può ricordare le parentesi "pensate" di C'eravamo tanto amati (1974), e tuttavia con due rilevanti differenze. Innanzitutto, i clip di Dream On non esprimono il pensiero cosciente di Tupper: tanto è vero che sono percepiti solo da noi spettatori, quasi che per un istante si aprisse per noi una finestra sull'inconscio del protagonista. Inoltre, i personaggi di Scola articolavano i loro pensieri in un vero e proprio monologo che riconduceva la narrazione agli schemi della narrativa scritta. Dream On riscopre invece la potenza suggestiva del montaggio, restituendo a esso il primato che spetta alla più squisitamente cinematografica delle tecniche espressive: basta uno stacco di pochi secondi perché lo spettatore condivida istantaneamente la reazione emotiva del personaggio.

Non è forse vero che sognamo e pensiamo soprattutto per immagini? Così, uno shock può essere illustrato da un flash in cui un pugile è colpito in piena faccia; il tradimento di un amico, dall'immagine di un gangster colpito alla schiena; la gioia, con lo scatenato balletto di un vecchio musical: i frammenti sono brevi, talvolta brevissimi, e passano indifferentemente da un genere all'altro mantenendo con la narrazione un nesso di pura analogia. L'operazione trova un parente stretto proprio nel montaggio analogico : si pensi solo alla scena di Ottobre (Oktiabr', 1927) in cui, all'immagine del capo del governo provvisorio che si pavoneggia nei saloni del Palazzo d'Inverno, Ejzenstein fa seguire quella del pavone di bronzo che fa la ruota su un'orologio dello zar. E' evidente però che se, in questo caso, il montaggio ha una funzione di intrusivo commento dell'autore (si contrappone quindi al racconto: sorprende lo spettatore nella passiva assunzione del film come riproduzione oggettiva di una realtà, costringendolo a riconoscere l'inevitabile soggettività della macchina da presa) in Dream On esso ha il solo compito di precisare il ritratto del protagonista: non lacera le maglie della narrazione, ma l'arricchisce della dimensione del subconscio.

E' poi da rilevare che i clip utilizzati appartengono sempre a preesistenti programmi di fiction. Il programma nasce in effetti dalla esplicita richiesta -da parte della Universal- di trovare un modo per sfruttare uno sterminato archivio di telefilm prodotti negli anni '50 e ormai improponibili, ma interpretati dalle maggiori star del cinema di allora (da James Stewart ai Marx, passando per Bette Davis, Vincent Price, Joan Crawford e un'infinità di altri). Per Landis è l'occasione di estremizzare il tema a lui caro dell'influenza del cinema (il termine è qui inteso nel senso lato di comunicazione audiovisiva, includendo quindi anche la televisione) sulla vita. Come i protagonisti di Natural Born Killers, anche Tupper (che vediamo, nella sigla di apertura, essere cresciuto davanti alla TV) ha la narrazione per immagini nel suo corredo genetico, anche perché nel suo patrimonio esperienziale l'enorme massa di fiction assimilata affianca -e talvolta forse sostituisce- le esperienze formative dell'infanzia e della prima adolescenza.

Dream On DVD

Data la situazione, non c'è da stupirsi se ormai è la vita ad imitare lo spettacolo e non viceversa: ed è con maliziosa intenzione che la serie ricorre spesso e volentieri a frammenti interpretati da Ronald Reagan, che Landis ha da anni eletto come uno dei suoi bersagli favoriti. Dopo lo sberleffo nei titoli di Spies Like Us (in cui veniva accreditato -tra gli interpreti!- nel ruolo del "Presidente degli Stati Uniti" con un eloquente giudizio sulla sua credibilità di statista), qui lo vediamo riconsegnato ufficialmente alla sua natura originaria di attore di fiction di bassa lega. Con un dubbio: il volto in bianco e nero è quello di un futuro ex attore o di un futuro ex Presidente? E l'uomo che per otto anni ha governato la massima potenza mondiale era un Presidente o un attore che continuava a recitare una parte?

Al quesito, Dream On non tenta di rispondere, limitandosi a constatare l'avvenuta saldatura tra la realtà e i modi e i ritmi del linguaggio cinematografico. Lo testimonia anche una variante alla tradizionale citazione dell'immaginario film See You Next Wednesday, i cui manifesti affiorano a sorpresa nella maggior parte dei film di Landis: nel primo episodio di Dream On, "See You Next Wednesday" non è più una falsa citazione, ma diventa una battuta del dialogo e quindi parte della realtà del protagonista. Martin Tupper insomma "continua a sognare", ma forse è solo perché i confini tra sogno e realtà sono ormai pericolosamente confusi.

Guida agli episodi (in inglese)

John Landis

 

Tutti i testi © Alberto Farina - Consulenza editoriale: Chiara Strekelj - Creazione sito: Flavia Farina