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BLUES BROTHERS 2000 - DIARIO DAL SET (Estate 1997)

Premessa

Le vie del Signore sono misteriose, ripete Elwood Blues, e se lo dice lui deve essere vero: anche se Blues Brothers 2000 si svolge tra Chicago e il Mississippi attraversando cinque stati, le alchimie produttive hanno dirottato l'intera troupe a Toronto per tutte le quattordici settimane di riprese (da raddoppiare se si considera anche la laboriosa preparazione), mentre il cast annunciato appena qualche mese prima subiva modifiche sostanziali. Saltata la partecipazione di Jim Belushi, silurato da certi impegni preesistenti e inconciliabili con i tempi della produzione, il suo personaggio è stato modificato per adattarlo a Joe Morton: una geniale soluzione d'emergenza che rafforza i legami del progetto con la cultura afroamericana che ne costituisce la radice più autentica. E che non correrà il rischio di innescare impietosi confronti con il ricordo incancellabile dello scomparso John Belushi.

La questione, cruciale per tutti i fan del primo film, è la prima ad essere affrontata: Jake è morto ed Elwood ne viene informato solo il giorno in cui esce di prigione, diciotto anni dopo le devastazioni commesse per il bene dell'Orfanotrofio. Oggi l'Istituto è scomparso, spazzato via dalla speculazione, e anche il vecchio Curtis se ne è andato per sempre con Cab Calloway: ma la vita deve continuare e all'ultimo Blues Brother, dopo un poco convinto tentativo di suicidio, non resta che darsi da fare per rimettere assieme la Banda. Gli si affiancano però lungo la strada due nuovi partner sui generis: Mack (John Goodman) è un cameriere che lavora in uno strip club sognando una carriera di cantante; il piccolo Buster (Evan Bonifant) invece è un orfano, che la Pinguina appioppa a Elwood come pupillo e di cui è davvero difficile liberarsi.

Come The Blues Brothers, anche questa nuova "missione per conto di Dio" è costellata di esplosioni, miracoli e incontri con i più bei nomi del Blues americano: accanto a vecchi amici come Aretha Franklin e James Brown, sfilano figure leggendarie come B.B. King, Eddie Floyd, Wilson Pickett e Junior Wells, a cui vanno aggiunti alcuni giovani outsiders come i Blues Travellers, Jonny Lang ed Erikah Badu. E anche i Gator Boys, nome inquietante che nasconde la Blues Band più straordinaria della storia. Ecco il diario dell'avventura.

1 Agosto. La macchina che dall'aereoporto di Toronto sta correndo verso il set sfoggia il cartello "Blues Brothers 2000 production vehicle", ma la metropoli canadese non sembra essersene accorta: la CN tower svetta tranquilla sulla skyline che comincia a tingersi dei colori del crepuscolo, e le strade si popolano con il rientro ordinato del venerdì sera. L'atmosfera comincia però a cambiare quando si arriva in città: il walkie talkie dell'autista inizia a crepitare brandelli di messaggi che si fanno via via più intelligibili, finché in fondo alla via, a due passi dalle rive del lago Ontario, non compare la sagoma degli Showline studios, assediati dalle roulottes e dall'attività inconfondibile di una pellicola in lavorazione. Un gruppetto di persone stanno scortando nel teatro di posa una allampanata figura in abito nero, con una cravatta nera, un cappello nero e occhiali neri. Elwood Blues? Nel muro di cemento armato, la porta appena chiusa si riapre, rivelando un'altra porta. E dentro, come disse una volta Truffaut, il Cinema regna su tutto: ci si ritrova in uno strip club di Chicago in compagnia di Elwood e Mack, alle prese con le mitragliatrici di un trio di mafiosi russi che stanno radendo al suolo il locale. Quattro macchine da presa ronzano contemporaneamente e tutto attorno ferve l'attività di un esercito di macchinisti e assistenti di produzione, cameramen ed attrezzisti. Tra le fiamme tenute a bada dai tecnici degli effetti speciali, qualcuno commenta che sarebbe stato difficile organizzare un benvenuto più caldo. Storie!, ribatte John Landis ridendo: Bastava che arrivasse un giorno prima, e avrebbe visto le ragazze!

3 Agosto.
Si registra Come ci si sente quando Aretha Franklin ti canta "Happy Birthday"? Il compleanno congiunto di John e di suo figlio Max viene celebrato nello studio di registrazione dove -approfittando della domenica- si sta incidendo per il film una nuova versione di "Respect": e l'esibizione improvvisata della Regina del Soul e delle tre Ridgeway Sisters, che le fanno da coro, è mozzafiato. Intanto, in sala montaggio, Dale Beldin ha finito di mettere a punto la sequenza del duetto fra James Brown e Sam Moore, uno spettacolare numero gospel durante il quale è impossibile restare fermi. Se ci si aggiungono le scene già girate con Junior Wells e Lonnie Brooks, e quella con B.B. King e Taj Mahal, non si può che condividere il pronostico di tutti: misurarsi con la leggenda del primo film sarà una bella sfida ma, almeno dal punto di vista musicale, Blues Brothers 2000 l'ha già vinta fin d'ora.

5 Agosto. Aretha è sicuramente un genio musicale, ma come attrice è un incubo e John deve sudare sette camice non solo per riuscire a farle pronunciare le battute così come sono scritte -senza cercare di "migliorarle"- ma anche per farle muovere le labbra a sincrono con il playback di "Respect". Al montaggio, Dale avrà il suo bel da fare. In compenso, la coppia Aykroyd/Goodman è perfetta. Da spalla di Jake nel primo film, Elwood diventa qui il vero protagonista e il materiale girato finora dimostra che Danny regge brillantemente un dialogo molto più consistente rispetto a quello di The Blues Brothers. John Landis non è stupito: Danny è uno degli attori più sottovalutati che io conosca ma è anche colpa sua, perché è completamente privo di vanità. La cosa più difficile di questo film è stato convincerlo a mettersi a dieta! I risultati si vedono: con venticinque chili in meno, Elwood ha ritrovato la sua silhouette di una volta. E migliora di giorno in giorno, costringendo le costumiste a continui adattamenti del costume.

8 Agosto. Millhaven è una prigione di massima sicurezza. Attualmente ospita circa 650 criminali, quasi tutti con diversi omicidi sulla coscienza. E' questo il set della scena iniziale del film, quella in cui Elwood esce di prigione dopo 18 anni di detenzione, per scoprire che suo fratello Jake se ne è andato per sempre con John Belushi (a dargli la luttuosa notizia è Frank Oz, che qualcuno ricorderà nel primo film nella scena del preservativo usato). Le ferree misure di sicurezza proibiscono ai prigionieri di rivolgersi alla troupe che, nel caso, è diffidata dal rispondere. Pare un'esagerazione, visto che non ci si avvicina mai più di duecento metri alle finestre delle celle, e sempre restando al di qua di ben due reticolati irti di filo spinato. Ma mentre, con la seconda unità, giriamo attorno al perimetro per catturare qualche scorcio dell'istituto, dalle grate partono in effetti segnali di ogni genere: specchietti manovrati da mani invisibili ci fulminano di accecanti raggi solari, voci rauche ci invitano per la doccia quotidiana, qualcuno grida Bruce Willis non potrebbe reggermi il sospensorio! Fino a un attimo prima di allontanarci, quando da una finestra si srotola un lenzuolo con scritto Blues Brothers Rule. Lo salutiamo col pollice alzato, anche se il guardiano che ci scorta scuote la testa.

14 Agosto. Sveglia alle 4.45 di mattina, alla faccia di chi dice che il cinema "è sempre meglio che lavorare". La prima inquadratura è un totale dall'elicottero di un tendone con un centinaio di automobili parcheggiate davanti: ma naturalmente, quando si arriva al set a 40 minuti da Toronto, le auto sono sparpagliate in modo del tutto difforme dallo schema disegnato da John sullo storyboard. Bisogna quindi saltare la colazione e ritrovare uno per uno tutti i proprietari delle vetture per metterle nella giusta posizione prima che il regista se ne accorga. Compiuta in qualche modo la missione, si entra nel vivo della giornata: sono in programma gli esterni della scena con James Brown, già girata un paio di settimane fa, il che significa qualche centinaio di comparse nei costumi variopinti che ci si aspetta da un'assemblea in una Messa Gospel. Tra un'inquadratura e l'altra Landis, Aykroyd e Goodman devono ritagliare qualche minuto per parlare con una decina di giornalisti europei invitati sul set dall'ufficio stampa. Ma bisogna correre, perché nel pomeriggio arrivano gli stunts: la Bluesmobile "vola" fuori dal tendone per sfuggire a una ventina di auto della polizia, che si buttano all'inseguimento. Lo stunt coordinator Rick Avery ha preparato tutto con cura ma non ha fatto i conti con l'entusiasmo infantile dei suoi uomini: sicché, quando uno degli inseguitori sbaglia manovra e si ritrova di traverso sulla strada, gli altri non esitano a dargli dentro come arieti per aprirsi un varco. La scena non sarebbe neanche venuta male ma non ha alcun senso in questa fase del racconto. Così, dopo una lavata di capo ai responsabili, il secondo tentativo si risolve in modo meno cruento. Il massacro di automobili ci sarà, naturalmente: ma solo alla fine delle riprese, quando Rick avrà avuto il tempo di organizzare qualcosa che possa rivaleggiare con le devastazioni del film originale.

19 Agosto. "Uno spot per un telefono erotico diretto da Busby Berkeley". Sulla sceneggiatura, la scena che si gira tra oggi e domani è descritta in un modo forse troppo colorito, ma si tratta comunque dell'omaggio più aperto al classico musical hollywoodiano. All'Ed's Love Exchange, cinquanta telefoniste si impegnano in una coreografia di massa che forse non sarebbe dispiaciuta a Stanley Donen, mentre Eddie Floyd e Wilson Pickett cantano insieme "6345-789" (scritta dal primo e resa celebre dal secondo): un evento storico che riunisce per la prima volta in dodici anni i due ex membri dei "Falcons" aggiungendo come jolly il sedicenne Jonny Lang. Laureato ad appena sedici anni dal disco di platino, Lang costituisce l'unico nome imposto dalla Universal al film -sul quale gli autori hanno ottenuto altrimenti carta bianca- ma Landis riconosce volentieri che il talento del ragazzo è prodigioso. Il pranzo è allietato da un prestigiatore invitato dalla produzione, per festeggiare il piccolo Evan che compie oggi dodici anni. Si taglia la torta sul set e si scartano i regali, tra cui spicca una meravigliosa chitarra elettrica da parte dei ragazzi della Band.

21 Agosto. Vedessi cos'è il set di Queen Moussette, la regina voodoo del Mississippi: una sorta di saloon, con un palco sormontato da un busto enorme di Satchmo, un testone di Einstein e un King Kong che tiene in pugno una Fay Wray nera. Decorazioni povere fatti di tappi di bottiglia, lattine schiacciate, giocattoli dipinti con colori inquietanti. E, in mezzo, un grande specchio a tre ante dove i coreografi provano i passi dei numeri musicali che girerermo qui la prossima settimana. Fin troppo bello! è l'affettuoso rimprovero che John fa allo scenografo Bill Brodie: Nel film non avremo il tempo di valorizzarlo in pieno! Oggi si doveva girare in esterni, ma la fortuna meteorologica della produzione si è presa una vacanza e la pioggia ci ha risospinti allo Studio. Una buona occasione per mettersi in pari con un pò di effetti speciali, cominciando dalle inquadrature subacquee della Bluesmobile. Senonché il fornitore dei pesci che devono nuotare attorno al veicolo ne ha portati solo tre, e per di più moribondi. In attesa di un "fish reload", si passa allora dall'acqua al fuoco, piazzando Elwood, Mack e Buster in un'altra Blu-mo termoisolata a cui viene molto semplicemente dato fuoco. Quando lo tiriamo fuori, Evan fa lo spiritoso: Chissà perché, ma ho un improvviso desiderio di pollo arrosto!

John Landis e Eric Clapton26 Agosto. Tutti vengono da Queen Moussette. Il giorno è quello atteso fin dall'inizio lavorazione: il grande concerto/duello fra la Blues Brothers Band e i terribili Gator Boys, schieramento imbattibile di leggende viventi e stelle più giovani, da Koko Taylor e Grover Washington, Gary "US" Bonds e Charlie Musselwhite a Eric Clapton e Steve Winwood. Tutta la troupe gironzola sul set anche a sproposito, le comparse sono una baraonda per gestire la quale gli occhi di bragia di un piccolo esercito di aiuti regista supplementari non bastano: alla fine di ogni performance l'applauso scoppia irrefrenabile, e al diavolo se la registrazione del suono deve essere pulita (si incide dal vivo: una simile adunanza è chiaramente irripetibile). Per la Blues Brothers Band si tratta di una riunione tra vecchi amici: "Blue" Lou Marini ha suonato con Koko Taylor per dieci anni, Matt "Guitar" Murphy e Donald "Duck" Dunn con quasi tutti gli altri. Nelle pause delle riprese scattano così formidabili jam session a cui si uniscono tutti, costringendo John a fare il guastafeste per evitare che il lavoro della troupe ne sia paralizzato: ma poi, quando scopre che oggi è il compleanno di Carolyne (un'assistente di macchina), non esita a chiedere che tutti si uniscano per cantarle la madre di tutti gli "Happy Birthday". Se l'allegria è generale, B.B. King -che da anni protestava con Landis per non essere stato utilizzato nel primo film- è addirittura raggiante: Quando sono in tournČe sono tutto solo là sul palco: qui ci sei tu che mi proteggi!

2 Settembre. E' il primo giorno dell'ultima settimana sul set canadese di BB2K, come il film viene chiamato da qualcuno con uno di quegli atroci acronimi che fanno la gioia dei responsabili del marketing. Una serie di contrattempi con la cantante Erikah Badu ci ha rivoluzionato i piani di lavorazione obbligando a preparare un piano di battaglia per recuperare il tempo perduto. Si sente perciò un pò di nervosismo di cui fa le spese chi non scatta come si deve: una comparsa è buttata fuori senza pietà perché non riesce a togliersi dal viso un'espressione da funerale che non si addice all'occasione, e perfino Willie "Too Big" Hall -il batterista della banda- viene sgridato quando viene colto a masticare una gomma durante la scena. A metà giornata, comunque, l'atmosfera si rilassa quando si vede che il programma procede più veloce del previsto. Ma il sarcasmo di John non risparmia il gaffer Kevin, sputtanandolo davanti a tutti per non aver saputo distinguere -tra le statue colossali che adornano il palco- Einstein da Louis Armstrong e King Kong.

5 Settembre. "See Your Chiro", cioè "Vai dal tuo ortopedico". Sulla rampa di lancio delle automobili qualche buontempone ha scritto col gessetto un messaggio che vuole essere spiritoso, ma che nasconde in realtà il nervosismo di tutti. Atteso da settimane, il giorno delle riprese del più grande scontro automobilistico mai filmato rivela il suo volto oscuro in un'ansia generale che rende difficile godere della spettacolarità degli incidenti. Le auto sacrificali sono cinquantaquattro -più del doppio di quelle che nel primo film si accatastano sotto il ponte della metropolitana- e tutte sono munite di una robustissima gabbia di tubi d'acciaio per evitare lo schiacciamento dell'abitacolo; ma Rick Avery ci dice che in questo genere di cose non esistono regole assolute: si lancia la macchina per aria e poi ci si tiene stretti, aspettando il botto. Anche per questo l'accurata preparazione occupa gran parte della giornata, che si conclude col completamento di una sola inquadratura. Alla produzione piangono cuore e portafoglio , ma domani non sarà l'ultimo giorno: è giocoforza sforare sulla domenica.

6 Settembre. Dopo la falsa partenza di ieri, il demolition derby inizia a pieno regime. Si comincia con uno spettacolare tamponamento, poi si comincia a fare sul serio: le auto frullano in aria come giocattoli di un bambino impazzito, si ribaltano, si scontrano in volo, rovinano una sull'altra facendo schizzare dappertutto cerchioni, paraurti divelti, targhe e vetri rotti. Ogni inquadratura coinvolge dalle due alle sei vetture contemporaneamente e viene ripresa da otto angolazioni diverse (che diventano dieci o undici se si contano le riprese fatte dalle "Eye-mo", piccole cineprese kamikaze montate sul cofano o sotto le rampe). Ogni Cut! è seguito dall'attesa spasmodica per il responso di chi controlla l'incolumità dei piloti, e poi da un applauso liberatorio dopo il Tutto bene! Senonché, dopo un salto neanche dei più spettacolari, la sirena d'allarme fa intervenire i paramedici: qualcosa è andato storto per Bob Minor, veterano di centinaia di film, che ha perso conoscenza. Diciamo subito che il finale sarà lieto: portato in elicottero all'ospedale, Bob non ha lesioni interne e -anche se non riprenderà conoscenza per due settimane- tornerà in piena forma. Ma al momento si brancola nel buio temendo il peggio e il resto della lavorazione non può che essere segnato da una nera preoccupazione.

7 Settembre. That's all, Folks! Nell'ultimo giorno canadese -cui seguirà una settimana di riprese panoramiche a Chicago- il segretario di edizione Dug Rothstein fa un pò di conti: oltre 2300 inquadrature, più di cinquanta chilometri di pellicola, duecento ore di girato stampate! Intanto -WHAM! CRASH! CRUNCH!- la rottamazione continua inesorabile, fino alla scena finale in cui dalla pila fumante di automobili escono fuori decine di poliziotti intatti e incazzati. La facciamo due o tre volte e poi John Landis prende la parola: Okay, voglio ringraziare tutti per un film veramente strano! This is a wrap! Ci vediamo stasera alla festa! Ed è il commosso via agli abbracci, alle foto tutti insieme, agli scambi di indirizzi su foglietti che finiranno stropicciati in fondo a chissà quali tasche.

...

E la sera, ci si ritrova tutti dalla regina Moussette. Il set è stato tenuto in piedi per un wrap party on location, Il volo di Erikah Badue peccato per il giorno di ritardo che ha impedito a gran parte della Band di partecipare perché la serata è di quelle che non si dimenticano. Sul palco che fu dei Gator Boys si esibisce ora una blues band di Toronto rinforzata dal sassofono di "Blue" Lou Marini, l'unico della Blues Brothers Band ad essersi potuto fermare fino a stasera. La birra, rigorosamente bandita dal set, scorre a fiumi dietro al bellissimo bancone istoriato, che nessuno degli spettatori del film sarà in grado di apprezzare ma che almeno stasera vive il suo momento di gloria prima che tutto venga smantellato per far posto al prossimo film. Ci si fotografa a vicenda seduti sul trono di Moussette e i nemici si stringono la mano, gli amici cadono uno nelle braccia dell'altro urlando a squarciagola per sovrastare la Band che impazza, mentre i discorsi si fanno via via più sconnessi, le immagini più sfocate come una fotografia mossa. Sguardi, sorrisi, mozziconi di frasi. Bonnie che danza come impazzita. Simon e Katy abbracciati. Catherine, che non pensa più a sua sorella, Tim con gli occhi lucidi dietro agli occhiali. Kelly che ride sotto le luci che roteano nel fumo. E' un'illusione o il gigantesco Satchmo, lassù sopra il palco, ci strizza un occhio?

John Landis

Intervista completa

 

Tutti i testi © Alberto Farina